Il S. Ambrogio ritrovato Resta la falla sicurezza
Il dipinto trafugato da un imolese che aveva rubato indisturbato altre due opere. «Ora più telecamere»
Sono tornate al loro posto le opere trafugate dai musei di Bologna, Imola e Faenza tra metà febbraio e metà marzo. I tre dipinti, dal valore di oltre 600.000 euro, erano stati sottratti da un «visitatore» che senza apparente motivo ha deciso di rubarle e portarle a casa sua. Un lieto fine per una vicenda che non ha particolari retroscena legati al ladro, un cinquantenne incensurato di Imola con qualche disagio, a quanto pare nemmeno appassionato d’arte, che quando è stato incastrato ha confessato i tre colpi. Ha rubato le opere senza alcuna difficoltà, indice di un livello di sicurezza da rivedere. Le indagini continuano ma al momento non sembra che quei furti siano stati commissionati da altri e nemmeno che il responsabile volesse monetizzare.
L’indagine condotta dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, sotto la supervisione della Procura, ha portato all’identificazione dell’uomo che è stato denunciato a piede libero per furto aggravato. I tre colpi sono stati messi a segno con le stesse modalità. Con una borsa a tracolla il cinquantenne entrava all’interno del museo, senza destare particolari sospetti, e poi non appena si rendeva conto di non essere osservato prendeva l’opera, la infilava nella borsa ed usciva. Come se nulla fosse. Una volta arrivato a casa, la sua preoccupazione era quella di non rovinarle: le aveva avvolte nella carta velina e messe sotto chiave in un mobile. È stato lui stesso a indicare ai militari dell’Arma dove fossero la «Crocifissione e discesa al Limbo», una tempera su tavola del tredicesimo secolo rubata il 24 febbraio dalla Pinacoteca di Faenza valutata 500.000 euro; il «Sant’Ambrogio» del 1363 di Giusto de’ Menabuoi trafugato il 10 marzo alla Pinacoteca nazionale di Bologna; e il «Ritratto
Avrebbe molestato cinque donne, due delle quali minori, un afgano di 23 anni arrestato dalla Polfer con l’accusa di violenza sessuale aggravata e continuata. Il giovane aveva già precedenti per reati a sfondo sessuale, oltre che per furto, violazione di domicilio e resistenza. Le aggressioni sono avvenute mercoledì in stazione. Mercoledì una pattuglia è stata avvicinata da una minorenne che ha raccontato di essere molestata da un uomo, seduto accanto a lei su un treno appena arrivato. Durante le ricerche, gli agenti sono stati contattati da una capotreno che ha riferito di avere subito molestie mentre era su un convoglio in sosta. Nei minuti successivi altre tre donne, tra cui una minore, hanno denunciato aggressioni sessuali. I poliziotti, con l’aiuto dei vigilanti della stazione, sono riusciti a bloccare il giovane ancora all’interno dello scalo. di donna» del Museo civico San Domenico di Imola sparito il 15 marzo.
«Il modus operandi era molto semplice — ha spiegato il procuratore capo Giuseppe Amato —. Approfittando del fatto che le telecamere non possono essere dappertutto, infilava in una busta le opere, tutte di piccole dimensioni, e usciva». Sulla possibilità di prevenire questo tipo di furti, ha aggiunto, «è importante implementare i sistemi di videosorveglianza, l’unica cosa che oggi può consentire non di sorvegliare tutte le opere, ma di riprendere quantomeno corridoi e spazi di collegamento. Inoltre è importante l’attenzione del personale, che anche in questo caso ha dato indicazioni molto utili a ricostruire il profilo del soggetto». Grazie alla descrizione e a un fermo immagine, infatti, un maresciallo dei carabinieri ha riconosciuto l’uomo mentre entrava a Palazzo Pepoli a metà aprile, sempre di sabato.
Un plauso all’operazione, coordinata dal pm Roberto Ceroni e portata a termine dagli esperti guidati dal maggiore Giuseppe De Gori, è arrivato dal ministro alla Cultura, Dario Franceschini. Ma il triplice furto ha messo sotto la lente il livello di protezione delle opere d’arte custodite nei musei, edifici storici e chiese. «Sarebbe meglio provvedere alla loro tutela con un’efficace azione preventiva», sottolinea Carlo Hruby, della Fondazione Hruby, che si occupa della messa in sicurezza del patrimonio artistico. Parla di «arte indifesa» Mario Scalini, direttore del Polo Museale dell’Emilia-Romagna: «Soprattutto per le opere medievali, spesso frammenti di opere smembrate, non c’è soluzione. O si mettono in una teca, a scapito della visibilità, o ci si rassegna alla vulnerabilità. Stiamo aumentando il numero di telecamere».
Il direttore dei musei: l’arte è indifesa. Amato: «Aumentare i sistemi di sorveglianza»