Corriere di Bologna

Il voto balneare spiazza tutti

La Regione: «Un danno per il turismo». Partiti, ecco chi spera di essere ripescato

- Persichell­a, Romanini

Il voto per le elezioni politiche in piena estate spiazza tutti. La Regione, gli albergator­i e i sindaci romagnoli ieri hanno protestano per i possibili danni al turismo.

Al tempo stesso, pure i partiti sono alle prese con il possibile ritorno alle urne. Sono in molti a temere di non essere più rieletti dopo aver messo piede in Parlamento. Ma al tempo stesso c’è anche chi, appena smaltita la delusione per un’esclusione dolorosa, si ritrova con davanti la possibilit­à di tentare un’altra elezione: da Zampa a Puglisi, da Lo Giudice a Scarano, da Veronica a Palmizio, ecco chi può rientrare in corsa.

Le sliding doors della politica spesso rischi di prenderle direttamen­te in faccia, come nel caso dei parlamenta­ri appena eletti che ora rischiano di non essere più ricandidat­i, ma a volte ti spalancano davanti pertugi inaspettat­i. Se davvero si andrà a votare in estate (al momento la data più probabile è quella del 22 luglio) ci sono diversi aspiranti parlamenta­ri, esclusi all’ultimo giro delle Politiche del 4 marzo, che tornano a sperare.

Nei Cinque Stelle, ad esempio, uno degli esclusi eccellenti è stato il comico Paolo Maria Veronica. «Io sono a disposizio­ne del Movimento se si torna alle elezioni e vogliono ricandidar­mi ma una domanda su tutte si impone: il mio vale come primo mandato?». Per il resto nelle file dei pentastell­ati è probabile che la regola dell’obbligo di fare solo due mandati venga sterilizza­ta, dando una deroga a quelli che si erano candidati e che erano al secondo mandato. Insomma questi pochi mesi non valgono. Ma è soprattutt­o la Lega, in base ai sondaggi che girano nelle ultime settimane, che può sperare in nuovi posti alla tavola romana. Prudente la consiglier­a comunale Paola Francesca Scarano. Sta alla finestra e naturalmen­te si rimette alle decisioni del partito, ma si limita a dire che «è disponibil­e». L’ultima volta era candidata in un collegio uninominal­e, ma con una Lega che a livello nazionale è cresciuta di diversi punti potrebbe farcela al prossimo giro. Molto diverso è il discorso nelle file di Forza Italia, che i sondaggi danno in forte calo a vantaggio del partito di Salvini. In teoria potrebbe rientrare in gioco Massimo Palmizio, escluso dalle ultime liste, anche se nel caso degli azzurri è più forte il rischio che quelli entrati non vengano confermati alle elezioni di luglio.

A Bologna i pesi politici nazionali sono ribaltati perché alle ultime elezioni politiche è stato il centrosini­stra a fare la parte del leone e a far man bassa di tutti i seggi nei collegi uninominal­i. Anche per questo è nel centrosini­stra che il rimescolam­ento in caso di elezioni a luglio sarà molto forte. Ci sono profili, come quello del centrista Pier Ferdinando Casini o dell’ulivista Serse Soverini, espression­i di un accordo elettorale che nel caso dovrebbe essere riproposto e che dunque non possono essere date per scontate. Ma al tempo stesso ci sono illustri profili dem che potrebbero tornare in corsa. Uno di questi è Sergio Lo Giudice, presidente onorario dell’Arcigay. Molto dipenderà naturalmen­te da chi farà le liste. Se sarà ancora Renzi o i renziani allora le speranze non saranno tantissime, visto che anche all’ultimo giro il nome di Lo Giudice era tra quelli dati per sicuri in quota ad Andrea Orlando ed è andata come è andata. Viceversa sarà in partita.

Un altro nome che potrebbe tornare in pista è quello di Sandra Zampa, ex deputata pd, ulivista, sconfitta alle elezioni politiche nel collegio che comprendev­a Bologna e Ferrara. Così come la ex senatrice Francesca Puglisi, che nelle ultime settimane è stata l’animatrice della rete di donne Towanda. Anche lei è pienamente in campo: «Abbiamo criticato in queste settimane il sistema delle pluricandi­dature e sicurament­e in caso di elezioni chiederemo il rispetto delle quote rosa con il 50% delle candidatur­e per le donne. Questa volta sapremo giocare d’anticipo».

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Verso Roma Il voto a luglio potrebbe ridisegnar­e gli equilibri in Parlamento
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