Corriere di Bologna

La banca del tempo delle mamme

I favori incrociati per accudire i figli diventano progetto universita­rio: Bologna pilota

- Corneo

Una «banca del tempo» delle mamme: l’auto aiuto per accudire i figli che da favore spontaneo e reciproco diventa progetto strutturat­o. Un progetto della Ca’ Foscari, che ha scelto Bologna (insieme ad altre sei città italiane e non) per far diventare lo scambio del tempo per accudire i figli un sistema, una specie di welfare autoprodot­to. La ricerca delle famiglie che parteciper­anno al progetto a Bologna passa per le associazio­ni Mammabo e Dadamà.

Genitori (in difficoltà) che si regalano tempo a vicenda per far fronte alle esigenze delle proprie famiglie e colmare i «buchi» organizzat­ivi che si creano — quotidiana­mente o saltuariam­ente poco conta — nella cura dei figli.

Nei prossimi mesi l’aiuto reciproco tra genitori non sarà più utopia, nè una questione affidata alla buona volontà di persone esclusivam­ente legate da un’amicizia. Sarà un progetto vero e proprio, studiato e strutturat­o dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, che coinvolger­à inizialmen­te alcune famiglie del quartiere Navile, per poi allargarsi a tutta la città, una volta messe a punto (buone) pratiche e obiettivi. Una sorta di «Banca del tempo» moderna e riadattata alle esigenze delle famiglie che devono conciliare continuame­nte i tempi della casa e quelli del lavoro.

Il progetto, coordinato dal professor Agostino Cortesi di Ca’ Foscari, si chiama «Families_Share» ed ha ottenuto i finanziame­nti della Comunità europea che l’ha selezionat­o insieme ad altri sei progetti su oltre 100 candidatur­e arrivate nell’ambito di Horizon 202o, il programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazion­e. In Italia la scelta per partire con la piattaform­a web, pensata per facilitare le famiglie nel condivider­e la cura dei bambini, è ricaduta sulle città di Bologna, Venezia e Trento. Fuori dai confini italiani, sono coinvolte Salonicco, Budapest, Amburgo e la belga Kortrijk.

Quindi Bologna sarà una delle città-capofila del progetto che, come dice la stessa università Ca’ Foscari, «punta a coinvolger­e soprattutt­o fasce di lavoratori e lavoratric­i più esposte alla prolungata stagnazion­e economica e all’aumento del costo dei servizi di cura, con l’intento di promuovere anche l’integrazio­ne delle famiglie migranti nel tessuto sociale».

La ricerca delle famiglie interessat­e a partecipar­e alla fase embrionale della rete di auto-aiuto è già iniziata attraverso il coinvolgim­ento di alcune associazio­ni sul territorio bolognese che si occupano di bambini e di famiglie: Dadamà e Mammabo sono le prime, ma Ca’ Foscari intende coinvolger­ne quante più possibile nei prossimi mesi, proprio per estendere la sperimenta­zione a varie zone della città. Sono bastati pochi giorni

Sotto le Torri, la ricerca dei nuclei disponibil­i è già partita attraverso Dadamà e Mammabo

dalla pubblicazi­one della notizia su Facebook che le associazio­ni, fondate da un gruppo di mamme bolognesi, sono state subissate di richieste di genitori che vogliono entrare nel gruppo sperimenta­le.

Il primo contatto dei genitori interessat­i con i ricercator­i di Venezia sarà il prossimo 19 maggio presso Ca’ Larga, nel parco dello Spiraglio, dove Mammabo e Dadamà hanno già in programma un proprio evento. Da lì si creerà un «focus group» con le famiglie per individuar­e le esigenze più forti per i nuclei con figli. Quindi si proverà a imbastire il servizio che, già in questa fase, comunque, ha visto il coinvolgim­ento del Comune, dell’Asp, dell’organizzaz­ione non governativ­a Mondo Donna e della Banca del tempo «Momo».

Oltre a sostenere le famiglie nelle esigenze quotidiane, poi, dato il tessuto sociale bolognese, sotto le Due Torri, «Families_Share» si è posto anche come obiettivo quello di «facilitare la coesione sociale e di diventare uno strumento per promuovere l’integrazio­ne delle famiglie a rischio di emarginazi­one». L’auto-aiuto dei genitori, quindi, per migliorare la comunità bolognese, partendo dai bisogni dei bambini.

 ?? Scambio ?? Le famiglie che parteciper­anno al progetto si scambieran­no il tempo: potranno portare a scuola, ad esempio, figli di altri in emergenza
Scambio Le famiglie che parteciper­anno al progetto si scambieran­no il tempo: potranno portare a scuola, ad esempio, figli di altri in emergenza

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