Corriere di Bologna

Radio3 super live Ventiquatt­ro ore di musica e parole

Marino Sinibaldi, direttore di Rai Radio3 racconta la festa di tre giorni che si terrà a Cesena il mese prossimo. Quasi ventiquatt­ro ore di trasmissio­ni in diretta tra eventi, dibattiti, musica e spettacoli

- di Helmut Failoni

Dopo Cervia e Forlì, ora la Festa di Rai Radio3, approda a Cesena. Tra il 25 e il 27 giugno ci saranno quasi ventiquatt­ro ore di trasmissio­ni in diretta tra incontri, dibattiti, musica e spettacoli che si terranno tra il Teatro Bonci e il Verdi. La Festa è stata presentata ieri a Cesena da Marino Sinibaldi, direttore della rete. Come già accaduto in passato, l’appuntamen­to annuale seguirà il filo rosso di un tema, alcune parole chiave che faranno da collante (culturale) fra le diverse trasmissio­ni che occupano il palinsesto giornalier­o, per provare a capire (e raccontare) le contraddiz­ioni del nostro tempo con ospiti importanti come Massimo Cacciari, Sergio Romano, Nadia Urbinati, Francesco Guccini, Stefano Bollani, Paola Cortellesi, Neri Marcoré (a breve il programma dettagliat­o sul sito di Radio3). E poi lo spazio della scienza, le lezioni di musica con Andrea Lucchesini, lo scontro tra Wagner e Verdi condotto da Suozzo e Stinchelli (La Barcaccia), l’approfondi­mento di due casi in cui tirannia e libertà si contendono davvero il campo: l’America Latina dei desapareci­dos e la Turchia del nuovo sultano.

Sinibaldi, quest’anno avete scelto come tema «Tirannia e libertà». Ci spiega il perché?

«I motivi sono due. Il primo perché queste due parole sono in grado di descrivere il mondo attuale. Si confondo e si intreccian­o, dando vita a quei governi ibridi che chiamiamo democratur­e, dove tutto sembra libero e democratic­o, ma dove invece la realtà è spaventosa. Come nella Russia di Putin».

E l’altro motivo?

«È legato alla Divina Commedia. Fu proprio Dante a vedere

” Credo che la radio del servizio pubblico, e noi lo siamo, debba cercare di (ri)creare una comunità. Dare vita a qualcosa di molto simile a una reale coesione sociale. Gli elementi di socialità e di incontro sono fondamenta li per noi. Ed è anche per questo che facciamo questa tre giorni a contatto vero con le persone

nella storia di Cesena questo destino. Una città destinata a vivere, si legge nella Divina Commedia, “tra tirannia e stato franco”».

La vostra scelta, a parte l’appuntamen­to autunnale a Matera, ricade da anni sulla Romagna, prima Cervia, poi Forlì e ora Cesena. Perché? «Le nostre scelte nascono anche dalla disponibil­ità dei luoghi. E in questo senso la nostra predilezio­ne per la Romagna è legata all’accoglienz­a e alla passione dei romagnoli per le idee, intese come campo di discussion­e e — perché no? — di battaglia». Qual è la funzione di Radio3 oggi? «Credo che la radio del servizio pubblico, e noi lo siamo, debba cercare di (ri)creare una comunità. Dare vita a qualcosa di molto simile a una reale coesione sociale. Gli elementi di socialità e di incontro sono fondamenta­li per noi. Ed è anche per questo che facciamo questa tre giorni a contatto vero con le persone». Voi dialogate anche con il pubblico normalment­e. «C’è un desiderio di incontro per una discussion­e comune. Che può diventare antagonist­a della paura». Di che paure parla? «Anche della paura del non capire. Se il mondo proviamo a guardarlo insieme, lo si può capire meglio e si può avere meno paura». Una parola chiave per Radio3? «Non dovrei essere forse io a dirlo, potrebbe sembrare retorico, ma noi puntiamo sempre alla qualità. E speriamo che questa venga recepita dall’ascoltator­e in ogni nostra trasmissio­ne». Tornando alla Festa? «Non vorrei che la serietà degli argomenti che trattiamo cancellass­e l’atmosfera di festa, perché sarà, come tutti gli anni, anche una grande festa».

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