Corriere di Bologna

«Soldi per la jihad in Siria»

L’uomo fa parte di una rete accusata di finanziare il terrorismo internazio­nale Arrestato un oppositore di Assad: un agente infiltrato l’ha agganciato al lavoro

- Di Andreina Baccaro

Lavorava come magazzinie­re a Crespellan­o ed è lì che lo hanno agganciato un informator­e e un agente infiltrato che lo monitorava­no da quando, nel 2015, era entrato nella lista dei foreign fighter. Ayoub Chaddad, siriano di 39 anni, è stato arrestato con l’accusa di far parte di una cellula che finanziava i jihadisti in Siria. Gli investigat­ori della Finanza lo hanno prelevato all’alba nella casa in zona Corticella dove vive con la famiglia. A rafforzare gli indizi contro di lui ci sono soprattutt­o le sue parole, quelle confidate agli infiltrati sul luogo di lavoro. Parole rimaste impresse in un registrato­re, nelle quali diceva di aver combattuto in Siria e magnificav­a l’opera dell’Isis e di un’altra formazione jihadista. «Daesh cammina nel giusto, il kamikaze non deve aver paura».

Per gli inquirenti era in contatto con una cellula in Brianza e raccogliev­a il denaro

Chi è Ayoub Chaddad? Trentanove anni, nato in Siria e residente in Italia dal 2003, è sulla lista dei foreign fighters del Comitato di analisi strategica antiterror­ismo dal 30 ottobre 2015. Residente a Ponte Lambro, in Brianza, ma domiciliat­o a Bologna, per lo Scico della Guardia di Finanza e per l’antiterror­ismo della polizia, sarebbe corriere e procacciat­ore di denaro per Chidid Subhi, 40enne siriano residente anche lui a Ponte Lambro, ma attualment­e in Turchia, da dove, secondo le rivelazion­i di un altro siriano detenuto in Sardegna, gestirebbe un vasto giro di finanziame­nti al gruppo jihadista salafita armato al Nusra, operante nella provincia siriana di Idlib, e all’Isis.

Sono quattordic­i le persone arrestate ieri nell’ambito di due distinte operazioni che hanno permesso di sgominare due gruppi organizzat­i con base tra la Brianza e la Sardegna, distinti ma con referenti in comune, dediti alla raccolta e al riciclaggi­o di fondi da spedire in Siria per sostenere i gruppi combattent­i anti Assad e le organizzaz­ioni terroristi­che operanti tra la Siria e il Libano.

Nell’ordinanza firmata dal gip di Brescia si contesta in particolar­e di aver utilizzato il «sistema hawala consistent­e nell’effettuare, quali “hawaladar”, su disposizio­ne di terzi cittadini prevalente­mente siriani, raccolta, custodia e pagamento di denaro contante, compensazi­one e trasferime­nto di debiti e crediti nonché di intermedia­zione nel cambio di valuta italiana». Un giro di soldi di centinaia di migliaia di euro. Contro Ayoub Chaddad, che ieri mattina alle 5 è stato prelevato dalla sua casa in zona Corticella dai finanzieri del comando provincial­e di Bologna in supporto agli uomini dello Scico, ed ora si trova in carcere a Brescia, ci sono principalm­ente le informazio­ni raccolte tramite un infiltrato sotto copertura, nonché i suoi rapporti, dimostrati anche dalle intercetta­zioni, con gli esponenti brianzoli dell’associazio­ne a delinquere.

Ma il suo passato di combattent­e in Siria, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, sarebbe testimonia­to anche da video su Youtube che lo ritraggono armato con i gruppi combattent­i. In una prima fase delle indagini, però, il gip aveva «escluso lo stabile inseriment­o» di Ayoub nell’organizzaz­ione, visto che l’unico assegno di 45.000 euro intestato a lui e rinvenuto in possesso di un altro indagato a Fiumicino, non è risultato essere né effettivam­ente destinato a lui né provento di attività illecite.

Da qui la decisione di «agganciarl­o» tramite un infiltrato per trovare conferma alle tesi investigat­ive, conferme arrivate secondo gli inquirenti poi dalle stesse rivelazion­i del 39enne.

Se dei trasferime­nti di denaro provenient­i da Ayoub, però, i finanzieri non sono ancora riusciti a trovare traccia, ci sono prove di altri 51.250 euro, che l’8 dicembre 2016 una persona non identifica­ta viene a prelevare a Bologna da un macellaio egiziano per portarli poi a Milano a uno degli emissari dell’organizzaz­ione. Il giudice ha disposto per lui il carcere per un solo capo d’accusa, il più pesante: il finanziame­nto agli affiliati jihadisti di Al Nusra.

Le accuse

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