Corriere di Bologna

Imola, poi le Regionali Il patto giallo-verde che «stritola» il Pd

Calvano: Roma non ha pensato a noi. Orlando scarica il leader della sinistra De Maria

- Beppe Persichell­a Olivio Romanini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il sogno di Renzi (il governo Lega-5S) diventa l’incubo di Bonaccini e degli amministra­tori Pd L’alleanza verdegiall­a rischia di mandare all’opposizion­e ovunque il centrosini­stra. «Roma non ci ha aiutato» dice Calvano. E Orlando scarica De Maria.

Quello che potrebbe essere un sogno per il leader ombra del Pd nazionale Matteo Renzi (un governo Lega-Cinque Stelle che consenta al Pd di rifiatare all’opposizion­e) rischia di rivelarsi un incubo per il governator­e Stefano Bonaccini e per i dirigenti e gli amministra­tori locali del Pd che governano ancora quasi ovunque in Emilia.

Il primo a mettere in guardia il Pd da un’alleanza tra Lega e Cinque Stelle era stato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini: se l’asse tiene, era il senso del suo ragionamen­to, tutti i Comuni della regione diventano contendibi­li. Ed effettivam­ente è così ed è la prima volta che in tutta l’Emilia il centrosini­stra parte virtualmen­te come outsider. Le Politiche e le amministra­tive sono diverse ma è un fatto che con l’alleanza giallo-verde in campo nei ballottagg­i non ci sarebbe storia a partire dal voto ad Imola del 10 giugno. Alle ultime elezioni politiche i Cinque Stelle in regione hanno preso il 27,54% mentre la Lega ha preso il 19,20%. Da soli sfiorano il 50%. Senza contare che Forza Italia e pure Fratelli d’Italia sono spettatori consenzien­ti del patto. Se i due elettorati si saldano il centrosini­stra è spacciato ovunque, compresa la Regione

«La discussion­e sulle strategie di governo ha considerat­o poco le ripercussi­oni locali»

dove si vota l’anno prossimo e dove però c’è il turno secco. Ieri il segretario regionale del Pd, Paolo Calvano l’ha detto senza troppi giri di parole: «Quando è stata fatta la discussion­e nazionale sulle strategie di governo si è tenuto poco conto delle ripercussi­oni locali, come spesso è successo negli ultimi anni a prescinder­e da chi si è trovato a guidare il Pd». E ancora: «Come al solito ci dovremo arrangiare cercando di dare del nostro meglio, provando a saldare la nostra proposta di centrosini­stra, il più larga possibile e credibile, con quel civismo che nelle realtà locali può avere un peso e fare la differenza». La scommessa di Renzi non è solo quella di sgonfiare i populisti facendoli governare ma è anche quella di fare esplodere le contraddiz­ioni del loro elettorato. È probabile che, soprattutt­o da queste parti, chi ha votato Cinque Stelle perché il Pd era poco di sinistra non sia esattament­e entusiasta del patto tra grillini e Lega. Si vedrà. Intanto il post direzione al Nazareno ha lasciato strascichi anche qui: la minoranza dem è in subbuglio, dopo la firma di De Maria e Critelli del documento di Guerini, letta come una vera e propria conta tra renziani e non. Nella sinistra

L’Sos di Bonaccini: se si saldano i populisti tutti i Comuni sono contendibi­li

Pd più dirigenti raccontano di una presa di distanza netta da parte di Andrea Orlando nei confronti di De Maria. A cui si somma una freddezza da parte di Gianni Cuperlo, che domenica doveva essere a Bologna per una cena di autofinanz­iamento e che dopo il lodo Guerini, raccontano tra gli orlandiani, ha cambiato programma preferendo presentare il suo ultimo libro a Budrio. Ma per De Maria le cose non stanno così. «Non ho cambiato area di appartenen­za nel Pd. Faccio da sempre parte, con la responsabi­lità di organizzat­ore, di Sinistrade­m, l’associazio­ne presieduta da Cuperlo e sarò con lui a Budrio il 13».

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