Imola, poi le Regionali Il patto giallo-verde che «stritola» il Pd
Calvano: Roma non ha pensato a noi. Orlando scarica il leader della sinistra De Maria
Il sogno di Renzi (il governo Lega-5S) diventa l’incubo di Bonaccini e degli amministratori Pd L’alleanza verdegialla rischia di mandare all’opposizione ovunque il centrosinistra. «Roma non ci ha aiutato» dice Calvano. E Orlando scarica De Maria.
Quello che potrebbe essere un sogno per il leader ombra del Pd nazionale Matteo Renzi (un governo Lega-Cinque Stelle che consenta al Pd di rifiatare all’opposizione) rischia di rivelarsi un incubo per il governatore Stefano Bonaccini e per i dirigenti e gli amministratori locali del Pd che governano ancora quasi ovunque in Emilia.
Il primo a mettere in guardia il Pd da un’alleanza tra Lega e Cinque Stelle era stato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini: se l’asse tiene, era il senso del suo ragionamento, tutti i Comuni della regione diventano contendibili. Ed effettivamente è così ed è la prima volta che in tutta l’Emilia il centrosinistra parte virtualmente come outsider. Le Politiche e le amministrative sono diverse ma è un fatto che con l’alleanza giallo-verde in campo nei ballottaggi non ci sarebbe storia a partire dal voto ad Imola del 10 giugno. Alle ultime elezioni politiche i Cinque Stelle in regione hanno preso il 27,54% mentre la Lega ha preso il 19,20%. Da soli sfiorano il 50%. Senza contare che Forza Italia e pure Fratelli d’Italia sono spettatori consenzienti del patto. Se i due elettorati si saldano il centrosinistra è spacciato ovunque, compresa la Regione
«La discussione sulle strategie di governo ha considerato poco le ripercussioni locali»
dove si vota l’anno prossimo e dove però c’è il turno secco. Ieri il segretario regionale del Pd, Paolo Calvano l’ha detto senza troppi giri di parole: «Quando è stata fatta la discussione nazionale sulle strategie di governo si è tenuto poco conto delle ripercussioni locali, come spesso è successo negli ultimi anni a prescindere da chi si è trovato a guidare il Pd». E ancora: «Come al solito ci dovremo arrangiare cercando di dare del nostro meglio, provando a saldare la nostra proposta di centrosinistra, il più larga possibile e credibile, con quel civismo che nelle realtà locali può avere un peso e fare la differenza». La scommessa di Renzi non è solo quella di sgonfiare i populisti facendoli governare ma è anche quella di fare esplodere le contraddizioni del loro elettorato. È probabile che, soprattutto da queste parti, chi ha votato Cinque Stelle perché il Pd era poco di sinistra non sia esattamente entusiasta del patto tra grillini e Lega. Si vedrà. Intanto il post direzione al Nazareno ha lasciato strascichi anche qui: la minoranza dem è in subbuglio, dopo la firma di De Maria e Critelli del documento di Guerini, letta come una vera e propria conta tra renziani e non. Nella sinistra
L’Sos di Bonaccini: se si saldano i populisti tutti i Comuni sono contendibili
Pd più dirigenti raccontano di una presa di distanza netta da parte di Andrea Orlando nei confronti di De Maria. A cui si somma una freddezza da parte di Gianni Cuperlo, che domenica doveva essere a Bologna per una cena di autofinanziamento e che dopo il lodo Guerini, raccontano tra gli orlandiani, ha cambiato programma preferendo presentare il suo ultimo libro a Budrio. Ma per De Maria le cose non stanno così. «Non ho cambiato area di appartenenza nel Pd. Faccio da sempre parte, con la responsabilità di organizzatore, di Sinistradem, l’associazione presieduta da Cuperlo e sarò con lui a Budrio il 13».