Zuppi e Bologna, «piena di privilegi che rendono sciocchi»
Il monito dell’arcivescovo nell’omelia per la Beata Vergine di San Luca
Una città piena di «privilegi che rendono sciocchi» ma anche «di povertà e amarezza». È il ritratto che di Bologna fa l’arcivescovo Matteo Maria Zuppi in un passaggio della sua omelia ieri in San Pietro per la Beata Vergine di San Luca, scesa in città questa settimana. Parla di una città che vive «con le sue tante ferite di solitudine e di individualismo, di paura e di disillusione, piena di privilegi che rendono sciocchi e spreconi e di tanta povertà e amarezza che non possiamo mai accettare». L’arcivescovo invita ad essere «attenti non a quello che manca a noi ma agli altri, a non accettare mai che la gioia finisca, a credere che Gesù risponde alla domanda di gioia nascosta nel cuore di tutti gli uomini». Quello che occorre, osserva, è «fare, mettere in pratica» la parola cristiana «credendo che si realizzerà anche se noi pensiamo sia inutile o ci sentiamo disorientati perché cercheremmo altre risposte e sicurezze più evidenti! Questa è la beatitudine che sento oggi con la Vergine di San Luca — incalza l’arcivescovo — pensando alla nostra città con le sue tante ferite di solitudine e di individualismo, di paura e di disillusione, piena di privilegi che rendono sciocchi e spreconi e di tanta povertà e amarezza che non possiamo mai accettare». All’interno della Chiesa, prosegue, «tutte le nostre comunità, piccole o grandi» sono «una madre che accoglie, che apre il cuore, che ascolta e fa sentire capiti, che dispensa amore, fiducia e la consolazione della speranza». «Questa madre — spiega — fa sentire unici e allo stesso tempo fratelli, amati e impegnati a donare l’amore che riceviamo, che ci affida quel Gesù che genera per noi. Altrimenti la diversità diventa facilmente motivo di continuare la discussione senza fine su chi è il più grande o ridurre tutto ad una lettura politica della Chiesa». A giudizio dell’arcivescovo bolognese, «ad ogni parola, detta o anche non detta, che è malevola o distruttiva dovremmo `riparare´ con altrettante parole benevoli e amabili! Oggi scopriamo che in realtà ci rassomigliamo tanto tra noi, molto più di quanto pensiamo».
La città vive con le sue tante ferite di solitudine e di individualismo, piena di amarezza che non possiamo accettare