Crac Victoria Duemila Gazzoni condannato «Ma non finisce qui»
Assolti in primo grado, a sorpresa 24 mesi a tutti in appello per bancarotta fraudolenta
A dodici anni dal crac finanziario di Victoria Duemila e a sei dall’assoluzione per bancarotta fraudolenta, arriva a sorpresa la sentenza della corte d’Appello che ribalta tutto e condanna a due anni ( pena sospesa) Giuseppe Gazzoni Frascara, l’ex socio Mario Bandiera, i commercialisti Massimo Garuti e Matteo Tamburini per il fallimento della società che controllava il Bologna calcio prima della retrocessione in B. L’ex patron non si arrende: «Ci sono abituato, non finisce qui»
Come un fulmine a ciel sereno arriva dopo dodici anni dal crac finanziario e dopo sei dall’assoluzione per bancarotta fraudolenta, la sentenza che ribalta tutto e condanna Giuseppe Gazzoni Frascara, l’ex socio Mario Bandiera, i commercialisti Massimo Garuti e Matteo Tamburini per il fallimento della Victoria 2000, società che controllava il Bologna calcio prima della retrocessione in B. Ieri la Corte d’Appello di Bologna ha condannato tutti a due anni, pena sospesa, per bancarotta fraudolenta. Una sentenza inaspettata, vista l’assoluzione in primo grado, e che colpisce due dei nomi più illustri del mondo imprenditoriale bolognese. L’ipotesi di accusa originaria, sostenuta in primo grado dal pm Enrico Cieri, era per tutti di bancarotta fraudolenta, per il buco da 35 milioni di euro nella società fallita, che secondo l’accusa fu nascosto per consentire l’iscrizione del Bologna al campionato di serie A nella stagione 2004/2005. Per le difese invece furono le vicissitudini legate a Calciopoli a causare la retrocessione e il dissesto. L’accusa di bancarotta fraudolenta era rimasta in piedi però solo per l’ex patron Gazzoni. Per tutti gli altri lo stesso pm Cieri aveva derubricato il reato a bancarotta semplice, visto che l’imprenditore Bandiera aveva onorato i suoi debiti. Ma la Corte presieduta dal giudice Michele Leoni nel 2012 ha assolto tutti, seppure con la formula dubitativa. Ieri il colpo di scena: il sostituto procuratore generale Pietro Ferrante, con una mossa insolita, ha rinunciato al motivo di appello proposto dal pm Enrico Cieri, che nel ricorso chiedeva la bancarotta fraudolenta solo per Gazzoni e la bancarotta documentale per gli altri, e ha chiesto la condanna per tutti per bancarotta fraudolenta, con tre anni e sei mesi di pena per l’ex patron e i commercialisti, e tre anni per Bandiera. La Corte ha condannato tutti a due anni di carcere (pena sospesa). Gazzoni, difeso dall’avvocato Giovanni Sacchi Morsiani, oggi ha 82 anni ed è erede di una storia familiare di imprenditori con più di 150 anni di stori. Dopo la sentenza definitiva per Calciopoli ha intentato causa civile alla Juventus e a Moggi per i risarcimenti per la retrocessione del Bologna. Mario Bandiera, cavaliere del lavoro 88enne, è il fondatore dell’impero Les Copains. Per il suo avvocato Luigi Stortoni questa è stata «una sentenza inaspettata, visto che il cavalier Bandiera ha pagato tutti i suoi debiti. Siamo molto dispiaciuti e meravigliati che il pg abbia messo tutti indistintamente sullo stesso piano, ma confidiamo nell’assoluzione in Cassazione». Dello stesso avviso il difensore dei commercialisti Nicola Mazzacuva (Tamburini è difeso anche da Marco Zanotti): «c’erano tutti gli elementi per un’assoluzione, maggiormente rafforzati dalle sentenze di Calciopoli. Attendiamo le motivazioni e faremo ricorso in Cassazione».