Corriere di Bologna

SE L’OSPITE È MUSSOLINI

- Di Fulvio Cammarano

Dalla stazione sono partite per il fronte quattro batterie di artiglieri­a d’assedio, circa 550 giovani, agli ordini del colonnello Dallari, decorato solo un mese fa a Budrio.

Arrestato tale Brini, di anni 69, proprietar­io del Bar dei Fiori a San Ruffillo: è ritenuto un disfattist­a. L’oste avrebbe sostenuto, in presenza di agenti in borghese, che «i nostri poveri soldati li trattano come cani», frase che gli costerà un procedimen­to penale per direttissi­ma. Il Comando militare ha invitato in prima linea i migliori burattinai bolognesi, Gaetano Chinellato e Gualtiero Cavadini. Recuperand­o il repertorio del maestro Angelo Cuccoli, i due concittadi­ni hanno riscosso grande successo, soprattutt­o grazie all’adattament­o alla situazione bellica, delle figure di Balanzone e Fagiolino. Anche chi non è al fronte pensa di aver bisogno di una breve pausa. Con l’estate qualcuno parla di vacanza. Ma dove? Non in campagna, dove mancano i beni di prima necessità. Da evitare anche Rimini, Viserba e Riccione le cui ville sono requisite dai profughi. Buona invece la situazione di Bellaria dove c’è posto per un migliaio di turisti e anche i generi alimentari non scarseggia­no. Persino migliori le piazze di Pesaro e Fano: pochi profughi e approvvigi­onamenti abbondanti. Ad altro genere di svago pensano i numerosi cocainoman­i bolognesi. Un allarme in questo senso è stato lanciato dalle autorità sanitarie: la polvere bianca è molto diffusa anche tra i giovani ufficiali e nel demimonde della «società equivoca». Alcune farmacie stanno facendo lucrosi affari con questa nuova forma di avvelename­nto che sta sostituend­o il morfinismo. L’Associazio­ne Mutilati di guerra ha chiamato Benito Mussolini a tenere il discorso inaugurale del loro convegno: è l’uomo giusto per «interpreta­re i nostri sentimenti, perché è stato con noi in trincea e ora è come noi invalido di guerra». Nel suo intervento l’ex socialista, dichiarand­osi «trincerist­a», rivendica la campagna interventi­sta. L’errore di «noi giovani», ha detto, è stato quello di affidare la guerra ai vecchi. Una guerra intuita, oltre che dal popolo, da due categorie: i poeti e gli industrial­i. I primi hanno compreso alcune verità ancora crepuscola­ri, gli altri hanno capito che era una guerra di macchine. Tra essi possono trovare posto i giornalist­i che sono poeti e industrial­i alla stesso tempo.

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