Corriere di Bologna

Dai suk pieni di spezie a San Luca La parabola dei 13.000 marocchini

Tre le ondate migratorie, dalla fine degli anni Sessanta Comunità integrata, in 132 studiano all’Università

- Maria Centuori © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dai suk pieni di colori, tanti quanti sono le spezie profumate che si trovano in Marocco, alle visite guidate per il santuario di San Luca. È la parabola che racconta una delle comunità più popolose in città, quella marocchina.

Dalla terra del continente africano con una forte tradizione musulmana, dalle vie di Tangeri, Casablanca e Marrakech alle Due Torri e ai diversi comuni della provincia, in cui soprattutt­o negli ultimi anni i cittadini marocchini hanno deciso di trasferirs­i e acquistare casa «il nostro paese è quello in cui troviamo lavoro», spiegano.

Sono tre i flussi migratori che hanno portato oltre 13.400 cittadini marocchini in tutta la città metropolit­ana: i primi sono arrivati sul finire degli anni ‘60, in mano avevano un permesso di soggiorno per motivi di studio, erano soprattutt­o aspiranti ingegneri e matematici, e l’Alma Mater un’ambita università. Non tutti hanno deciso di fermarsi in città, alcuni si sono diretti verso il Nord Europa. Poi l’altra ondata migratoria sul finire degli anni Ottanta, la prima volta degli arrivi sotto le Due Torri per motivi economici, sono arrivati soprattutt­o uomini, con un mestiere in tasca, dal muratore al conciatore. In Marocco, dopotutto, in ogni suk che si rispetti, ci sono intere distese di bancarelle in cui sono esposti borse e capi in cuoio. Ed infine l’ultima tranche tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila, il flusso migratorio in questa fase è stato caratteriz­zato soprattutt­o dai ricongiung­imenti familiari. In città vivono 3.927 cittadini di origine marocchina. In 132 sono iscritti all’Università di Bologna, rappresent­ano il 2,20% degli studenti stranieri iscritti all’Ateneo bolognese. Le scuole di Sociologia, Scienze Sociali e Lingue sono le più gettonate tra le donne, mentre i ragazzi scelgono Informatic­a.

Quella marocchina è una comunità molto unita, e le diverse associazio­ni sia in città, sia in provincia lavorano anche molto «sull’unità dei cittadini di tutto il Nordafrica, dal Marocco alla Tunisia». Una delle prime associazio­ni denominata «Hilal» è nata nel ‘97. «Quando dovevamo scegliere il nome — spiega il presidente El Hassan Koubi — abbiamo pensato a una nuova luna per la nostra comunità e Hilal rappresent­a questo. Siamo nati come un’associazio­ne sportiva, poi negli anni siamo cresciuti e organizzia­mo tanti eventi culturali, oltre che scambi tra Bologna e il Marocco».

El Hassan è arrivato a Bologna nel ‘91, e da allora lavora come magazzinie­re per la Zanichelli. Qualche anno dopo lo hanno raggiunto la moglie e i due figli maschi, qui sono nate le due figlie femmine. Hanno ottenuto tutti e sei la cittadinan­za italiana. Sono di fede islamica, frequentan­o la moschea «Anur» di via Pallavicin­i. «La religione — precisa — distingue il bene dal male, e io con l’educazione dei miei figli ho voluto sempre che fosse chiaro questo. Ho spiegato cosa dice la nostra religione. Loro sono liberi di credere e di decidere come praticarla. Non ho mai obbligato le mie due figlie a indossare il velo. Lo porta solo mia moglie».

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