LA DOMENICA DEI LETTORI
L’unità del Pd
ho letto con attenzione l’intervista ad Andrea De Maria sul Corriere di Bologna. Non mi sfuggono il ruolo e l’importanza politica di De Maria nella realtà bolognese. Un punto mi preme sottolineare, nella speranza che si apra un confronto di idee: la questione dell’unità del partito. Per Andrea l’unità è un «a priori», una sorta di dimensione «mistica» del partito. È una tesi che è a mio avviso pericolosa.
L’unità del partito è una continua conquista. È una sintesi «a posteriori» che presuppone la dialettica hegeliana di tesi e antitesi. Questa è una concezione laica del partito e della politica. La conquista o la «predicasull’unità» va storicizzata.
Andrea è obiettivamente subalterno a Matteo Renzi e impedisce, con la sua linea «mistica», di favorire un confronto serio sulla vicenda del Pd e sugli esiti catastrofici sanciti il 4 marzo e sulle scelte aventiniane che ne sono seguite. Giorgio Amendola avrebbe definito tali posizioni come opportuniste.
In tempi non lontani mi sono speso per Andrea. Poi l’ho perso di vista — è salito in alto — Ma c’è molto da discutere anche sulla politica bolognese del Pd.
L’odissea dei prelievi
Da tempo avevo programmato un appuntamento per la mia mamma (che in questi giorni compirà 92 anni) per giovedì 3 maggio alle ore 8 presso l’ospedale Maggiore.
Normalmente ci rechiamo presso il centro prelievi di via Montebello (dove c’è un servizio di buona qualità, puntuale e professionale) ma, all’epoca della prenotazione, non c’era possibilità di scegliere questa
struttura e pertanto, visto che abitiamo in zona, abbiamo deciso di optare per l’ospedale Maggiore. Riassumo di seguito quanto avvenuto: ore 07.50, accettazione (ci viene dato il ticket C 025, a lato delle porte blu degli ambulatori comparivano i numeri C 014 e C 016); ore 08.45, il numero C 014 era rimasto invariato al punto che la mia mamma, anziana, ma con un discreto senso del’ironia mi ha detto «staranno facendo un trapianto!» e a fianco di un’altra