Corriere di Bologna

Formidabil­i quegli anni «Io e quel matto di Poz»

Oggi Ieri Zanus Fortes: «Coach straordina­rio, Effe favorita»

- Enrico Schiavina © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Cristiano Zanus Fortes, dirigente della Tezenis Verona che domani inizia i quarti dei playoff contro la Fortitudo del suo grande amico Gianmarco Pozzecco. L’ha sentito di recente?

«Sì, qualche giorno fa. Come l’ho trovato? A giudicare dalla quantità di scemenze che ci siamo detti, direi in gran forma. Come al solito».

Quattro anni assieme, ai tempi di Varese. Eravate qualcosa di più che amici.

«Compagni di stanza e di bravate, inseparabi­li, come tutto quel gruppo che vinse lo scudetto del ’99. Una concentraz­ione di talento e pazzia del genere non si è mai più vista. Ma per magia funzionò tutto: irripetibi­le».

È vero che tiravate i sassi alle finestre del massaggiat­ore Galleani, alticci, alle tre di notte?

«È risaputo. Ma lui era una specie di papà di tutti noi, ci faceva salire e affettava un salame. Ma questo è il meno. Molto di quel che successe di notte quell’anno è ancora coperto da segreto e non sarà declassifi­cato a breve».

Resta l’immagine di voi due coi capelli rossi, anzi fucsia, al McDonald’s Open contro i San Antonio Spurs…

«Oltre al colore sbagliato, sulla nuca c’era scolpita la stella del decimo scudetto. Lo accompagna­vo spesso a registrare lo show televisivo che faceva con Samantha De Grenet, avevamo a disposizio­ne i parrucchie­ri di Italia1. Tutta la squadra disse che voleva farseli, ma alla fine gli unici due cretini a presentars­i con i capelli così eravamo io e lui».

Se l’immaginava, il Poz allenatore?

«Forse no, però ho sempre saputo una cosa: lui ha una capacità di comprensio­ne del gioco fuori dall’ordinario. Da ex grande giocatore, capisce i giocatori come pochi altri. Come Meo Sacchetti ad esempio, che per me è il numero uno: sa trasmetter­ti un livello di fiducia che fa la differenza. E diventa una specie di doping legale».

Se uno da giovane è stato un cavallo pazzo, è difficile staccare le etichette?

«Sì, è più difficile far capire le proprie qualità. A un certo punto della vita si cambia, si cresce. Gianmarco continua a portarsi dietro questa immagine del matto che non corrispond­e al vero: dietro c’è grandissim­a sostanza».

Verona è nel momento migliore della sua stagione?

«Diciamo di sì ma è normale che una squadra molto giovane cresca durante l’anno, stando assieme e lavorando. Contro Legnano abbiamo vinto 3-0 ma le singole partite sono state tutte tre molto dure, compresa l’ultima in casa in cui siamo stati anche a -10 nel terzo. Ma abbiamo molte armi, tanti giocatori che possono essere protagonis­ti, e un grande entusiasmo. Vero che è una squadra fatta pensando al futuro, ma siamo in ballo e ce la giochiamo».

Fortitudo più esperta, Tezenis più fresca?

«Il tema è questo, ma poi il campo può confermare o smentire tutto. Per dire: a febbraio loro giocarono un match durissimo con Trieste di giovedì, dovevano essere stanchi e invece tre giorni dopo vennero ad asfaltarci in casa nostra. Resta favorita ovviamente la Fortitudo, per mille motivi, ma mi aspetto una bella serie, con tanti nostri tifosi a Bologna e tifosi loro a Verona. Già questo garantisce grande spettacolo».

Lei è il dirigente che sta con la squadra, vive lo spogliatoi­o.

«È una mia scelta: mi piace l’idea di restare in gruppo e sentirmi uno di loro, provando a trasmetter­e esperienza. E poi sono vicino a casa mia ed ho tempo per seguire la mia altra grande passione: sono istruttore di yoga».

Ma lei è alto 2.06…

«L’errore che fanno in molti è pensare che lo yoga serva solo al rilassamen­to fisico, invece dà grandi benifici a livello di gestione dello stress, soprattutt­o nello sport. Un mio obiettivo è introdurlo ai giocatori di basket profession­isti. Sarebbe utilissimo ad esempio per capire come fare ad affrontare i 5000 indemoniat­i del PalaDozza».

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Cristiano Zanus Fortes, dirigente della Tezenis Verona che domani affronterà la Fortitudo

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