Fiera scorporata? Vertici convocati in commissione
L’idea è del 2007 e fu scontro. Regione contraria. Malumore di Pd e Lega in Comune
Nel 2007 se ne parlò per un anno, ora l’ipotesi di dividere la Fiera torna in auge. Il cda si è occupato dell’idea di uno spin-off, ossia la possibilità di scorporare la Fiera in due società, una proprietaria degli immobili, l’altra titolare della gestione del quartiere. Una scelta che preoccupa i soci pubblici.
Nel 2007 se ne parlò anche con toni aspri per un anno intero, ora l’ipotesi di dividere la Fiera di Bologna torna in auge. In vista dell’assemblea dei soci, che entro giugno dovrebbe approvare il bilancio, il cda di via Michelino si è occupato anche di discutere l’idea di uno spin-off. Ossia della possibilità concreta di scorporare la Fiera in due società inizialmente gemelle, una proprietaria degli immobili, l’altra titolare della gestione del quartiere. Un’operazione, seguita dallo Studio Gnudi e dal commercialista Matteo Tamburini, che sulla carta consentirebbe una gestione più snella delle attività, oltre a rendere più semplice l’iter di un’eventuale quotazione in Borsa, salvaguardando gli immobili dei soci pubblici.
Un’idea che per alcuni però sa di vecchio: già in passato su un progetto simile si consumò un’aspra battaglia. Era il 2007, l’ultimo anno della presidenza di Luca Cordero di Montezemolo alla Fiera di Bologna: per mesi i privati lavorarono ad una proposta di spin-off, nonostante il secco no di Comune, Provincia e Regione. Il progetto fu accantonato ma oggi, dieci anni più tardi, il clima sembrerebbe meno ostile e l’ipotesi sempre più concreta. Anche questa volta però la Regione resta contraria, ma la posizione degli altri soci pubblici potrebbe essere negoziabile. Una delle possibilità in campo vorrebbe veder uscire i soci privati dalla società proprietaria, che dovrebbero cedere ad un soggetto terzo la loro partecipazione con il vincolo di reinvestirle nella società di gestione.
Nell’operazione immobiliare, potrebbe, inoltre, tornare in agenda il conferimento da parte della Camera di commercio di Palazzo Affari, la sede distaccata della Mercanzia, oggetto lo scorso anno di un duro scontro tra pubblici e privati.
In Comune invece serpeggia il malumore anche tra le fila del Pd che, con il renziano Piergiorgio Licciardello, ha deciso di chiamare in commissione i vertici di via Michelino per chiarire la situazione. Il democratico storce il naso in particolare sulle indiscrezioni che vogliono il Comune a favore dell’operazione. «Mi chiedo sulla base di quale delibera questa è una decisione di pertinenza dell’assemblea, quindi serve una discussione in Consiglio. Viste le implicazioni che avrebbe, a prescindere da questioni giuridiche e civilistiche, questa operazione non può essere trattata come la facesse una qualunque impresa privata. Si faccia una discussione pubblicamente, BolognaFiere venga a parlare in commissione». Sulla stessa linea anche Paola Francesca Scarano, capogruppo della Lega a Palazzo D’Accursio. «Chiederò lumi in commissione — afferma — non si capisce sulla base di quali valutazioni il Comune sarebbe d’accordo. Ci chiediamo cosa stia succedendo in realtà, perché l’eventuale alleanza con Milano va in direzione opposta alla creazione del sistema fieristico regionale». In aula il Carroccio ha anche presentato un ordine del giorno per chiedere il taglio dei componenti del Cda della Fiera, da nove a cinque.