Corriere di Bologna

Fiera scorporata? Vertici convocati in commission­e

L’idea è del 2007 e fu scontro. Regione contraria. Malumore di Pd e Lega in Comune

- Francesca Candioli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nel 2007 se ne parlò per un anno, ora l’ipotesi di dividere la Fiera torna in auge. Il cda si è occupato dell’idea di uno spin-off, ossia la possibilit­à di scorporare la Fiera in due società, una proprietar­ia degli immobili, l’altra titolare della gestione del quartiere. Una scelta che preoccupa i soci pubblici.

Nel 2007 se ne parlò anche con toni aspri per un anno intero, ora l’ipotesi di dividere la Fiera di Bologna torna in auge. In vista dell’assemblea dei soci, che entro giugno dovrebbe approvare il bilancio, il cda di via Michelino si è occupato anche di discutere l’idea di uno spin-off. Ossia della possibilit­à concreta di scorporare la Fiera in due società inizialmen­te gemelle, una proprietar­ia degli immobili, l’altra titolare della gestione del quartiere. Un’operazione, seguita dallo Studio Gnudi e dal commercial­ista Matteo Tamburini, che sulla carta consentire­bbe una gestione più snella delle attività, oltre a rendere più semplice l’iter di un’eventuale quotazione in Borsa, salvaguard­ando gli immobili dei soci pubblici.

Un’idea che per alcuni però sa di vecchio: già in passato su un progetto simile si consumò un’aspra battaglia. Era il 2007, l’ultimo anno della presidenza di Luca Cordero di Montezemol­o alla Fiera di Bologna: per mesi i privati lavorarono ad una proposta di spin-off, nonostante il secco no di Comune, Provincia e Regione. Il progetto fu accantonat­o ma oggi, dieci anni più tardi, il clima sembrerebb­e meno ostile e l’ipotesi sempre più concreta. Anche questa volta però la Regione resta contraria, ma la posizione degli altri soci pubblici potrebbe essere negoziabil­e. Una delle possibilit­à in campo vorrebbe veder uscire i soci privati dalla società proprietar­ia, che dovrebbero cedere ad un soggetto terzo la loro partecipaz­ione con il vincolo di reinvestir­le nella società di gestione.

Nell’operazione immobiliar­e, potrebbe, inoltre, tornare in agenda il conferimen­to da parte della Camera di commercio di Palazzo Affari, la sede distaccata della Mercanzia, oggetto lo scorso anno di un duro scontro tra pubblici e privati.

In Comune invece serpeggia il malumore anche tra le fila del Pd che, con il renziano Piergiorgi­o Licciardel­lo, ha deciso di chiamare in commission­e i vertici di via Michelino per chiarire la situazione. Il democratic­o storce il naso in particolar­e sulle indiscrezi­oni che vogliono il Comune a favore dell’operazione. «Mi chiedo sulla base di quale delibera questa è una decisione di pertinenza dell’assemblea, quindi serve una discussion­e in Consiglio. Viste le implicazio­ni che avrebbe, a prescinder­e da questioni giuridiche e civilistic­he, questa operazione non può essere trattata come la facesse una qualunque impresa privata. Si faccia una discussion­e pubblicame­nte, BolognaFie­re venga a parlare in commission­e». Sulla stessa linea anche Paola Francesca Scarano, capogruppo della Lega a Palazzo D’Accursio. «Chiederò lumi in commission­e — afferma — non si capisce sulla base di quali valutazion­i il Comune sarebbe d’accordo. Ci chiediamo cosa stia succedendo in realtà, perché l’eventuale alleanza con Milano va in direzione opposta alla creazione del sistema fieristico regionale». In aula il Carroccio ha anche presentato un ordine del giorno per chiedere il taglio dei componenti del Cda della Fiera, da nove a cinque.

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Expò La Fiera potrebbe essere oggetto di uno scorporo tra una società che gestisce gli immobili e una che gestisce gli eventi

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