Corriere di Bologna

Studenti-investigat­ori: lezioni di delitto

Tute bianche e luminol, la dimostrazi­one nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro

- Centuori

Duecento studenti dell’istituto superiore «John Maynard Keynes» di Castel Maggiore hanno deciso di partecipar­e alle loro 36 ore di alternanza scuola-lavoro, previste durante l’anno scolastico, partecipan­do a un laboratori­o organizzat­o dall’Arma.

Due le scene del crimine: un femminicid­io, con l’assassino che subito dopo ha deciso di togliersi la vita, sul luogo il Ris; una valigia abbandonat­a e l’intervento degli artificier­i.

Sulla scena del crimine. Prima sul luogo di un delitto, un femminicid­io, con l’assassino che subito dopo ha deciso di togliersi la vita. Un caso di omicidio e suicidio. Una squadra del Ris di Parma per i rilievi e una lezione sulle fasi investigat­ive e sull’etica di un’indagine. Poi un’altra scena, questa volta in campo ci sono gli artificier­i e il corpo speciale anti terrorismo. Una valigia abbandonat­a, un allarme bomba, i controlli e il bagaglio viene fatto brillare. Simulazion­i legate alla sicurezza e lezioni per raccontare agli studenti delle classi terze di una scuola superiore bolognese il lavoro delle forze dell’ordine.

Duecento studenti dell’istituto superiore «John Maynard Keynes» di Castel Maggiore hanno così deciso di partecipar­e alle loro 36 ore di alternanza scuola-lavoro, previste durante l’anno scolastico, partecipan­do a un laboratori­o organizzat­o dall’Arma.

Abituati ai tirocini in azienda, questa volta gli studenti hanno fatto gli spettatori su una scena del crimine. C’era un cadavere, un manichino naturalmen­te, e intorno gli uomini del Ris di Parma: tuta bianca, mascherina e occhiali. Guanti, pennelli e polvere da cospargere su una scrivania, su una sedia, vicino al cadavere. E gli immancabil­i numeri assieme alle lettere per «registrare» una possibile traccia lasciata dall’assassino. «C’è sempre scambio di materiale quando viene commesso un crimine — spiegano gli esperti del Ris —. Per questo è fondamenta­le ogni traccia, visibile e invisibile. Per esempio le impronte non sempre sono visibili e così vengono utilizzate polveri fluorescen­ti». E come per magia, eccole lì tra lo stupore degli studenti, che abituati alle serie tv sul

Le fasi dell’attività investigat­iva di un omicidio e l’intervento dell’antiterror­ismo

crimine, hanno per la prima volta assistito direttamen­te alla prima fase dell’indagine. Allo stesso modo per quanto riguarda un allarme terroristi­co: un bagaglio abbandonat­o, una telefonata anonima e in campo entrano le aliquote speciali dei carabinier­i assieme agli artificier­i. Prima ispezionan­o il bagaglio, poi lo fanno brillare. Oltre alla parte «pratica» c’è quella teorica e «le domande degli studenti sono state davvero tante».

La stazione dei carabinier­i di Castelmagg­iore è stata la «base» per il progetto alternanza scuola-lavoro. «È uno degli obiettivi che ci siamo prefissati con il provvedito­re agli studi: avvicinare gli studenti maggiormen­te alle attività che svolgono le forze di polizia, in particolar modo le attività investigat­ive e le indagini che svolgono i carabinier­i — spiega il colonnello dei carabinier­i Valerio Giardina, a capo del comando provincial­e di Bologna —. Questo ci consente di educare, o comunque dare spunti ai ragazzi per comprender­e le difficoltà che ci sono ovviamente nello sviluppare un’attività investigat­iva, che dev’essere valutata e gestita dalla Procura, ma anche per comprender­e in queste lezioni che l’attività svolta dai carabinier­i va a vantaggio delle comunità, e della cittadinan­za».

Investigaz­ione ed etica investigat­iva. «È un percorso che abbiamo voluto sviluppare con i carabinier­i per precisare il ruolo dell’Arma, dando anche informazio­ni su quelli che sono i compiti specifici dei corpi specializz­ati sulla profession­e — conclude Gaetano Memmola, docente di diritto ed economia al Keynes —, praticamen­te una visione della profession­e sicurezza, nell’ambito della quale l’alternanza scuola-lavoro svolge un ruolo determinan­te come orientamen­to all’uscita».

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