Corriere di Bologna

BERLINGUER «L’INGANNO» POLITICO

- Olivio Romanini @olivioroma­nini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ambasciato­ri Domani la presentazi­one del libro di Domenico Del Prete con Piero Ignazi e l’ex sindaco Walter Vitali. È un viaggio al tempo del Pci ed è il racconto della mancata svolta del principale partito della sinistra italiana, che scelse di restare ancorato al Comunismo e di non diventare socialdemo­cratico

Le 237 pagine del libro di Domenico Del Prete L’inganno di Berlinguer appassiona­no e scorrono veloci, sono un dolce caleidosco­pio dei ricordi per la generazion­e che ha vissuto quegli anni e una preziosa mappa per chi non c’era. Racconta la parabola politica e umana di Enrico Berlinguer attraverso i racconti e le testimonia­nze di chi ha avuto posizioni di prima fila in quegli anni nel Pci e ha il coraggio di criticare le scelte politiche del personaggi­o più importante nell’album di famiglia della sinistra italiana.

Qual è stato dunque l’inganno di Berlinguer? Quello di non anticipare i tempi perché era convinto che «non si dovesse diventare socialdemo­cratici e che bisognasse restare ancora al campo del Comunismo». Concetti che nel libro esprime con nettezza anche l’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli parlando di Berlinguer come di un galantuomo che però non aveva saputo leggere le cose del mondo. «Ha aspettato il 1980 per parlare di esauriment­o della spinta propulsiva della Rivoluzion­e d’ottobre» osserva Mieli.

Ma il viaggio a ritroso in quegli anni che vanno dallo spartiacqu­e di Budapest del 1956 fino alle monetine tirate a Craxi ci riporta ad una politica che spesso si confonde con la vita e che, soprattutt­o nel principale partito della sinistra, può diventare totalizzan­te. Tanto che i segretari, come ricorda ancora Mieli, si cambiano o per gravi malattie o perché muoiono. Le pagine di Del Prete ci riconducon­o ad un periodo dove le parole contavano e cambiavano la storia e per questo venivano meditate e pronunciat­e con attenzione, ad un tempo in cui essere nel partito contava di più che essere in Parlamento. E dove ogni scelta, giusta e sbagliata, veniva sorretta da un’etica pubblica. Sentite come Giuseppe Vacca parla di D’Alema e dell’ultimo referendum costituzio­nale: «Ha compiuto un atto distruttiv­o sulla pelle del Paese perché ha ritenuto che Renzi fosse da abbattere ad ogni costo. Poi si vedrà cosa fare. Una scelta che Gramsci avrebbe giudicato sovversiva». C’è molta Bologna nelle pagine del libro a partire naturalmen­te dalla svolta della Bolognina e tanti aneddoti. Uno su tutti: il racconto di quando il responsabi­le della sezione internazio­nale del Pcus, Boris Ponomariov chiede a Guido Fanti dove nascondeva­no le armi. La risposta? «Non abbiamo depositi nascosti e se li avessimo, non verremmo certo a dirlo a voi». Per chi vuole saperne di più l’appuntamen­to è per domani alle 18 all’Ambasciato­ri: oltre all’autore interverra­nno anche Piero Ignazi e Walter Vitali.

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 ?? L’immagine ?? La copertina del libro e Berlinguer a una manifestaz­ione in piazza Navona, Roma, 21 maggio 1984 (Ansa)
L’immagine La copertina del libro e Berlinguer a una manifestaz­ione in piazza Navona, Roma, 21 maggio 1984 (Ansa)

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