Unibo, missione plastica zero
Sei milioni di finanziamento
Obiettivo plastica zero. Proprio per collaborare al raggiungimento di questo obiettivo, che si è posta l’Unione Europea, è stato lanciato ieri da Bologna il Programma eCircular, promosso da Climate-Kic, di cui l’Alma Mater è capofila. Oltre 6 milioni il finanziamento in tre anni.
Climate-Kic è la comunità europea che ha lanciato ieri il progetto eCircular
” Bellini Lavoriamo per eliminare il petrolio da prodotti e imballaggi
Obiettivo plastica zero. Proprio per collaborare al raggiungimento di questo obiettivo, che si è posta l’Unione Europea, è stato lanciato ieri da Bologna il Programma eCircular, promosso da Climate-Kic, la comunità europea che connette istituzioni, università e aziende con l’obiettivo di diffondere la conoscenza, promuovere l’innovazione nella sfida ai cambiamenti climatici e favorire lo sviluppo e la creazione di una società low carbon. Capofila del progetto, che avrà una durata triennale e un finanziamento di oltre 6 milioni di euro, è l’Università di Bologna insieme a una pluralità di soggetti pubblici e privati. «Il traguardo è la decarbonizzazione dei processi economici, ovvero eliminare i combustibili fossili dalla produzione della plastica, per una società prospera, equa e sostenibile», assicura Alberto Bellini, docente di Conversione dell’energia al dipartimento di Ingegneria dell’energia elettrica e dell’informazione dell’Università.
L’Europa ha lanciato a inizio anno la sua sfida: tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell’Unione Europea saranno riciclabili entro il 2030, l’utilizzo di sacchetti di plastica monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato. Alcuni giorni fa la Commissione Europea ha approvato una proposta di direttiva sulla riduzione di prodotti di plastica usa e getta. A cominciare da posate, piatti, cannucce. Insomma, il tema è caldo. Nel 2015, è stato ricordato al convegno di ieri, in Europa sono state prodotte oltre 49 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, di cui il 40% costituito da plastica per imballaggi. Di questi rifiuti, meno del 40% viene riciclato, mentre più del 30% finisce all’inceneritore e il resto in discarica. A fronte di questi numeri preoccupanti, un dato positivo è legato all’aumento della qualità della plastica riciclata, anche se la capacità di riadoperarla rimane bassa. Solo il 5% delle nuove plastiche, infatti, proviene dal recupero, mentre il 95% viene sprecato: un mancato riuso che si traduce in un buco da 105 miliardi di euro l’anno.
«L’obiettivo del nostro progetto è arrivare al 2050 con zero petrolio nei materiali plastici — spiega Bellini —. E non si tratta solo di aumentare il riciclo, ma di eliminare i combustibili fossili dalla plastica attraverso tre azioni. La prima è la regolazione del mercato attraverso forti politiche fiscali che favoriscono chi riduce l’uso della plastica. La seconda riguarda gli stili di vita: far capire alle persone che cambiare atteggiamento nell’uso della plastica non è solo moda ma dà vantaggi economici. E la terza è tecnologica ed è quella che più ci coinvolge: costruire servizi e prodotti alternativi». Si pensa anche all’utilizzo delle tecnologie digitali per tracciare la storia di ogni imballaggio e contenitore di plastica al fine di smaltirlo nel modo più appropriato.
L’Alma Mater è coinvolta con diversi dipartimenti. «Strutture e gruppi di ricerca — conclude Bellini — che si troveranno a collaborare con le aziende della community europea Climate-KIC, alimentando così il cosiddetto “triangolo della conoscenza”: istruzione, ricerca, innovazione».