La via delle filiere Confindustria si riorganizza
Presidenti e 35 delegati ciascuna. Vacchi: «Leggiamo meglio il tessuto produttivo»
Non sono più i settori e i distretti, bensì le filiere, lo scheletro dell’industria emilianoromagnola. Ne prende atto Confindustria Emilia Centro che da oggi si riorganizza appunto sulla base delle 20 più importanti filiere bolognesi, modenesi e ferraresi. Per ciascuna, una «carta d’identità» che le circoscrive, un presidente che le rappresenta, una segreteria, 35 delegati. E un’istantanea su caratteristiche, performances, peso specifico rispetto all’universo industriale italiano scattata dall’«Osservatorio di filiera» realizzato con la consulenza di Crif su un database di oltre 4 milioni di società con fatturati superiori ai 100 mila euro.
Come spiega il presidente Alberto Vacchi, cambia la governance interna con l’obiettivo di ricalibrare attività, progetti, servizi su misura della nuova realtà; ma «cambiano anche gli strumenti di lettura del tessuto produttivo». Le filiere, infatti, non sono, come i distretti, semplici raggruppamenti di aziende accomunate da prodotti e mercati; sono piuttosto catene di aziende, piccole, medie o grandi, sempre più integrate tra loro e connesse, come tasselli dello stesso processo produttivo. «Queste 20 filiere — dice infatti il vicepresidente Valter Caiumi — sono le nostre multinazionali. Oggi la filiera risolve il problema dimensionale della singola impresa. Domani non escludo che possa trasformarsi in un intreccio societario».
I dati dell’ Osservatorio dicono che quasi tutte le filiere hanno superato la crisi. Alcune addirittura registrano tassi di crescita a due cifre (plastica +15,73%) e veri e propri boom degli utili (packaging +18,7%). Quella del turismo e della cultura svetta in Italia per tasso di crescita (3,18%) e per marginalità (10,46%). Ancora il packaging segna il record di export (56,9% di imprese esportatrici) seguito da vicino dalle Macchine (56,8%) e dalla Plastica (55,6%). La filiera dei veicoli industriali vende all’estero il 50,3% della produzione, quella Agroalimentare ha il record di occupati (69.183) e di fatturato (25,4 miliardi di euro). Stupisce infine il numero di addetti (15.825) e di imprese (1.307) nella filiera Digitale.
Questi i presidenti: Agroalimentare, Giuseppe Villani (Salumificio Villani); Automotive, Stefano Domenicali (Lamborghini); Carta e Stampa, Paolo Golinelli (Goilinelli Communication Lab); Chimica e Farmaceutica, Claudio Mingozzi (LyondellBasell); Costruzioni e Infrastrutture, Giuliano Montagnini (Sapaba); Digital, Stefano Bossi (VEM sistemi); Elettronica e Meccatronica, Romano Volta (Datalogic); Energia, Claudio Fiorentini (Enel); Facilities, Cristian Fabbri (Gruppo Hera); Home, Paolo Castelli (dell’omonima azienda); Macchine, Riccardo Fava (Baltur); Metalli, Franco Iorio (CPC); Mobilità e Logistica, Alessandro Tullio (Trenitalia); Moda e Lusso, Stefano Orsi (GA Operations); Packaging, Angelos Papadimitriou (Coesia); Plastica, Simone Colombarini (Vetroresina spa); Salute, Giuliana Gavioli (B Braun); Servizi Professionali, Michele Bonfiglioli (Bonfiglioli consulting); Turismo e Cultura, Patrizia Bauer (Casale Bauer spa); Veicoli Industriali, Ambrogio Bollini (Toyota MH).