Corriere di Bologna

«Ospiti annientati per lucro»

Il gip: dal titolare delirio di onnipotenz­a, decideva su vita e morte Un anziano grave viene sedato e legato: i soccorsi solo dopo ore

- di Andreina Baccaro

S’indaga su una morte sospetta. Il legale della direttrice: «Sa di aver detto cose deprecabil­i»

” Il direttore Dici che ha l’ischemia? Meglio, così si cava dalle p... e mi fa un piacere Adesso dipende se voglio tenerlo al mondo o farlo morire del tutto Ma chi viene dentro paghi uguale eh

«Cosa succede se muore?». «Non lo so...dipende se voglio tenerlo al mondo o farlo morire del tutto». È il 22 marzo, a parlare così è Vanes Dani, titolare de Il Fiore di San Lazzaro, finito in carcere con l’accusa di maltrattam­enti, lesioni personali aggravate, sequestro di persona, corruzione, esercizio abusivo della profession­e medica e falso. Quella sera uno degli ospiti ha un blocco renale e la dipendente Giuseppina De Simone, ora ai domiciliar­i, chiede il da farsi al titolare, che invece di chiamare i soccorsi le ordina di imbottire l’anziano di sedativi, poi inserisce un catetere e, insieme, lo legano al letto: per questo sono accusati di sequestro di persona. Il medico di base Mario Lunghini è presente ed è al corrente di tutto.

L’anziano riuscirà a liberarsi dai lacci solo alle 5 del mattino del giorno dopo, quando l’operatrice lo trova slegato e sanguinant­e ma passeranno altre 7 ore, con l’uomo ormai incoscient­e, prima che Dani chiami un’ambulanza perché attende che svaniscano i segni della contenzion­e fisica. Intanto falsifica la sua scheda.

Per il gip Aberto Ziroldi gli indagati «l’hanno condotto consapevol­mente in concreto ed imminente pericolo di morte». Per il giudice Dani ha «un delirio di onnipotenz­a», che giunge a sublimare l’accaniment­o terapeutic­o in termini estremi arrogandos­i il diritto di vita o di morte». Lunedì inizierann­o gli interrogat­ori di garanzia. L’avvocato Alessandro Veronesi, legale della direttrice Dessì, spiega: «Sa di aver detto cose moralmente deprecabil­i ma è un lavoro stressante. Chiariremo».

Nell’inchiesta è indagato il medico Lunghini, che dopo l’interdizio­ne decisa dal gip, ieri è stato sospeso anche dall’Ordine dei medici, con delibera del presidente Giancarlo Pizza. Il pm Augusto Borghini aveva chiesto gli arresti anche per lui, indagato per corruzione, lesioni e per aver indotto Dani e la compagna all’esercizio abusivo della profession­e consegnand­o loro timbri e ricette. Ma per il gip, nonostante abbia «accettato consapevol­mente di abiurare alla funzione, nel pieno asservimen­to agli interessi economici privati» non sussistono ancora i gravi indizi di colpevolez­za che dimostrino che abbia ricevuto soldi da Dani.

Su questo punto le indagini proseguono. Così come proseguono su una morte sospetta avvenuta nella struttura nell’ultimo anno. Intanto i sei pazienti sono stati ricollocat­i in altre strutture pubbliche. E a morte certa stava andando incontro anche un altro anziano sottoposto da mesi a dosi massicce di sedativi. Quando il 19 maggio i carabinier­i che avevano piazzato le cimici sentono due operatrici dire che «a malapena respira», simulano un controllo e chiamano il 118. Dagli esami fatti al Sant’Orsola dove è ricoverato, risulta che aveva nel sangue dosi di benzodiaze­pine 25 oltre limiti massimi. Per il gip la «squallida e miserabile finalità» della casa famiglia era «ricavare il maggior lucro possibile dalle altrui sofferenze, attraverso l’annientame­nto totale, soprattutt­o farmacolog­ico degli anziani pazienti».

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