Corriere di Bologna

Spunta l’orso È la mascotte dei rossoblù

Tra i boschi di Pinzolo si aggira uno dei figli dell’esemplare morto nel 2014

- di A. Mossini

PINZOLO Da queste parti c’è «Orso», il nickname ormai riconosciu­to di un Riccardo Orsolini fisicament­e molto più strutturat­o dopo l’estate, ma c’è anche un orso vero e proprio che sta diventando la mascotte di questo ritiro rossoblù. Bastano pochi minuti di auto dal centro sportivo Pineta dove si allena il Bologna e si arriva alle Cascate del Nardis: 130 metri di roccia su cui l’acqua scivola dalla Presanella per poi tuffarsi nel sottostant­e Rio Nardis, con un contorno di boschi che da qualche giorno vede le frequenti visite di un plantigrad­o. La pagina Facebook del rifugio-ristorante vicino alle cascate le ha documentat­e con due foto ravvicinat­e, mercoledì e giovedì, ma anche in queste ore l’orso è lì attorno. «Mi sa che ci ha fatto visita anche stanotte perché abbiamo visto che mancava un po’ di pane», ha spiegato ieri con un sorriso il ragazzo del bar addetto ai panini per gli escursioni­sti: non a caso, vicino ai cestini dei rifiuti ci sono chiari inviti a non lasciare resti di cibo. «I rifiuti portateli a valle» intimano i cartelli, perché è vero che non c’è alcuna psicosi ma è meglio evitare di attrarre i vari esemplari della zona con gli odori del cibo. Ad aggirarsi attorno a Pinzolo probabilme­nte sono i fiti gli di Daniza, l’orsa che morì nel settembre 2014 non sopravvive­ndo all’anestesia usata per catturarla: per un’estate fu il pericolo pubblico numero uno dopo aver ferito Daniele Maturi, addetto alle funivie impegnato nei boschi vicini a Pinzolo in un’uscita a funghi, e la sua morte scatenò rabbia animalista e infinite polemiche, ergendosi a caso nazionale. I due cuccioli — sempre che siano solo due: in Trentino ci sono una cinquantin­a di esemplari grazie al progetto di ripopolame­nto Ursus iniziato nel 2000 — avevano 6/7 mesi di vita e si temeva che senza madre non avrebbero superato il letargo successivo, invece stanno bene e da mesi continuano a farsi vedere in zona, come accaduto a maggio al Rifugio Fontana Bona nell’adiacente Val di Genova: non sono aggressivi e, abitua- da Daniza, hanno anche comportame­nti più confidenti della media con l’uomo. «Quasi certamente sono i suoi figli» spiega Adriano Alimonta, presidente dell’Apt di Madonna di Campiglio e direttore del Soccorso Alpino Trentino: entrambi hanno un radiocolla­re per fare in modo che in caso di avviciname­nto a obiettivi sensibili (alveari, greggi e centri abitati) un sensore attivi azioni di dissuasion­e. Accorgimen­ti importanti per facilitare una convivenza diventata più difficile dall’uccisione di Daniza in poi, ma tutto sommato pacifica: qui fanno molta più paura i lupi, che si muovono in branco, ma c’è sempre la voglia di collaborar­e con Madre Natura come testimonia la scelta del Comune di pochi mesi fa di chiudere una strada nella vicina Pimont Alt per permettere il parto di un branco di mufloni. Per il Bologna, la compagnia dell’orso che diventa una mascotte non è una prima assoluta: nell’estate 2009 a Cavedago, vicino Andalo, un mattino i magazzinie­ri rossoblù trovarono un esemplare che rovistava tra i rifiuti del bar adiacente al campo. Quell’anno, pur faticando, la squadra si salvò: magari l’orso porta fortuna ai rossoblù.

” I testimoni Ci fa spesso visita al bar e ristorante del rifugio alle cascate del Nardis, la mattina arriviamo e manca sempre un po’ di pane Ai turisti chiediamo di portare a valle i loro rifiuti

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Curioso L’orso si affaccia nel prato attorno al bar delle cascate Nardis

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