Corriere di Bologna

Hera, un tesoretto da 15 milioni

Il sindaco: «Il controllo resterà pubblico, il ricavato andrà a scuola, casa e famiglia»

- Persichell­a

Il sindaco Virginio Merola presenta il piano di vendita delle azioni Hera approvato ieri dalla giunta comunale. «Il controllo resterà pubblico», assicura il primo cittadino, che conta di ottenere in tre anni 15 milioni di euro dall’operazione.

«Ci sono bisogni che attendono risposta: scuola, casa e famiglia», dice Merola, che rilancia la vendita di parte delle azioni libere dopo la marcia indietro del 2015.

Una scelta per il bene della collettivi­tà, per soddisfare di più e meglio «i bisogni che attendono risposta», perché il «compito primario di una buona amministra­zione non è la gestione finanziari­a di azioni e dividendi». Virginio Merola ha presentato così la delibera approvata ieri in giunta che permetterà al Comune di mettere sul mercato un pacchetto di azioni Hera (non vincolate dal patto di sindacato) che dovrebbero liberare nel prossimo triennio — quindi entro fine mandato — 15 milioni di euro di spesa corrente (la cifra tiene conto dei dividendi che verrebbero meno e delle spese di vendita). Una somma che il sindaco sa già dove destinare: casa, servizi alle famiglie con minori, scuola, giovani coppie, il tutto passando dalla riduzione del debito con l’abbattimen­to di alcuni interessi su mutui accesi da tempo che sono tra i più onerosi.

Di fatto è la stessa operazione che cercò di portare a casa senza successo tre anni fa, quando a stopparlo furono Cgil, Cisl e Uil per paura che i soci pubblici perdessero via via il controllo della multiutili­ty. Da quella mancata vendita è nato un patto di sindacato di secondo livello tra i sindaci del Bolognese che ha fatto cadere il tetto della maggioranz­a degli enti locali dal 51% portandolo al 38,5%. Operazione che ha permesso ai sindaci di potersi liberare del resto delle azioni, qualora ne sentissero l’esigenza, riuscendo comunque ad avere la maggioranz­a di Hera, anche se a prevalenza pubblica e non più assoluta.

Per Merola quel momento è arrivato e gioca di anticipo rispetto alle critiche ricevute nel 2015 che potrebbero ritornare. «Non mettiamo in discussion­e il controllo pubblico di Hera. Tirare fuori la menata della privatizza­zione dell’acqua non c’entra un tubo». Il punto è che con il nuovo patto si liberano azioni «che non avrebbe senso lasciare lì sapendo che possono aiutarci ad aumentare la spesa sociale e a ridurre il debito». Fino a dimezzarlo, se è vero che sindaco e dirigenti comunali sono convinti che in tre anni la quota pro capite di debito comunale per ogni bolognese potrà passare dagli attuali 370 euro (contro i 1.200 di Firenze e gli oltre 3 mila di Torino e Milano) a circa 180 euro. Bologna è ad oggi il primo socio pubblico di Hera, e tale resterà, con 144 milioni e 951.776 azioni pari al 9,73% del capitale sociale. La quota svincolata dal patto di sindacato è di 33 milioni di azioni. Con le attuali quotazioni a 2,80 euro, vuol dire 92,4 milioni di euro che volendo potrebbero finire sul mercato. Merola però vuole vendere solo una piccola parte di questo pacchetto. Tutto, dice, «non è necessario, sarebbe controprod­ucente». Il sindaco punta quindi a «raggiunger­e i 15 milioni di spesa», guardandos­i bene dall’indicare l’esatto valore delle azioni che vuole alienare «perché Hera è quotata in Borsa e non vogliamo contribuir­e a creare turbolenze di mercato».

Ora la partita si giocherà su due livelli. Il primo è politico, e coinvolger­à in prima battuta i sindacati con i quali Merola avrà un secondo incontro il 25 luglio (dopo quello di lunedì servito ad anticipare i suoi intenti) per condivider­e assieme un percorso comune. Poi sentirà anche imprese e terzo settore. Il tutto prima di settembre quando il Consiglio comunale discuterà del prossimo bilancio e quindi anche dell’uso di queste risorse. «È una scelta molto forte per il nostro futuro e ora è il momento di farla», ha detto a tal proposito il sindaco, che però ha escluso una situazione di emergenza nei conti comunali. «Ma ci sono dati che ci impongono di cogliere le sofferenze dei cittadini», ha spiegato, e in più «il tema della casa va aggredito». Poi ci sono le famiglie verso le quali è necessario «assicurare un maggior sostegno economico dei loro redditi». Il secondo livello sarà puramente finanziari­o e riguarderà il settore Bilancio che dovrà «trovare il momento opportuno per vendere al meglio le azioni». Ma di certo, conclude Merola, tutta questa «operazione sarà in attivo».

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