Sindacati possibilisti Il no di Coalizione civica
Confederali pronti al confronto. Solo Coalizione civica dice no al piano
Al contrario del 2015, quando salirono sulle barricate, stavolta i sindacati sono pronti a discutere della vendita di azioni Hera proposta dal Comune. Aperture anche in Consiglio comunale, il no di Coalizione civica.
Sia Merola che il Pd sono consapevoli che la vendita di una parte del pacchetto delle azioni di Hera svincolate dal patto di sindacato si può fare solo con l’ok dei sindacati. E c’è da dire che, pur non essendoci un via libera granitico, in questa prima fase si registra comunque una netta apertura che può far ben sperare il sindaco, scottato dopo il no di tre anni fa, quando Cgil, Cisl e Uil arrivarono a minacciare lo sciopero.
«Non c’è una pregiudiziale da parte nostra», dice invece oggi il leader provinciale della Cgil, Maurizio Lunghi. Che fissa però tre paletti: «Deve rimanere il controllo pubblico, deve esserci un confronto con i sindacati e gli investimenti devono avere carattere sociale». Merola, aggiunge Lunghi, «è partito con il piede giusto comunicandoci subito le sue intenzioni». Ma per la Cgil la vendita rimane sempre l’ultima spiaggia. Evitabile, se possibile. «Se si riuscissero a salvaguardare i dividendi, che sono buoni, e trovare altrove 5 milioni di euro l’anno per fare questi investimenti, per noi sarebbe di gran lunga la soluzione migliore. Ma il sindaco ci ha detto che il Comune ha già raschiato il fondo del barile». E quindi, se davvero non si può fare altrimenti, è arrivato il momento di vendere.
Anche il segretario metropolitano della Cisl, Danilo Francesconi, sposa la prudenza senza voler chiudere. Anzi. «Qualora ci fossero risorse aggiuntive da destinare alle fragilità, al sociale a alla scuola, noi siamo pronti a discutere. Aspettiamo la delibera di giunta, ora registriamo solo buone intenzioni», dice. Già la settimana prossima alcune sue richieste potranno essere esaudite durante il primo vero incontro tra Comune e sindacati. Anche dentro al gruppo Pd regna la tranquillità. Ci sono delle perplessità di un paio di consiglieri, ma sono più tecniche (riguardo ai conti) che politiche. La democratica Raffaella Santi Casali, ad esempio, è soddisfatta: «Bene la vendita delle azioni libere di Hera per sostenere le politiche per la casa e le famiglie con i figli, cioè quel ceto medio che fa fatica ma va avanti stringendo i denti».
Dai banchi dell’opposizione si registrano alcune critiche, ma non c’è una contrarietà compatta. Per la capogruppo della Lega Francesca Scarano il problema non è vendere una parte delle azioni libere, anzi il suo auspicio è di farlo «al miglior prezzo possibile». La preoccupazione, piuttosto, è l’uso di queste risorse. «Abbiamo il legittimo timore che il più degli introiti possa andare quasi esclusivamente, ancora una volta, a soddisfare le richieste degli stranieri». Quindi, suggerisce, «prima gli italiani che vivono in emergenza». Idem il capogruppo di Forza Italia Marco Lisei: «Non siamo ostili all’operazione, ma occorre comprendere meglio come saranno usati quei soldi». Per il consigliere M5S Marco Piazza andrebbero usati «solo per ripubblicizzare l’acqua, perché altrimenti è come aver venduto un bene fondamentale per poi fare manutenzione». E in più, alla fine di tutto, «quel bene è perso per sempre». Contraria alla vendita la sinistra in Consiglio comunale, rappresentata da Coalizione civica. «Se uno pensa giustamente di mettere mano a welfare, casa e scuola — osserva il capogruppo Federico Martelloni — prima discute con la città su cosa e come farlo, e poi capisce di quali risorse ha bisogno e quali possano esserne le fonti».
” Lunghi Preferiremmo altre soluzioni, ma il sindaco ci ha detto che il Comune ha già raschiato il fondo del barile
” Scarano Ok alla vendita, ma gli introiti dovranno servire per aiutare innanzitutto gli italiani che vivono in emergenza