Matite geniali, Vanna Vinci incontra Otto Gabos
L’ultimo appuntamento con «Gli scrittori si raccontano», la serie di quattro incontri nata per animare la Piazza Verdi, stasera vede due ospiti in dialogo che definire scrittori potrebbe essere limitante. Perché scrivono molto per immagini. E infatti si chiamano Vanna Vinci e Otto Gabos, quest’ultimo al secolo Mario Rivelli. A coordinare la serata, Valentina Misgur di Bottega Finzioni, la scuola di narrazione che il ciclo lo ha organizzato insieme ad Alma Mater Studiorum Università di Bologna e Librerie. Coop. Chi ha assistito agli incontri precedenti ha potuto verificare di persona che la formula di fisso ha solo i nomi di due scrittori alla volta, moderati da una presenza che spesso, come gli ospiti, scrive. Come Valentina Misgur. Il resto è un felice procedere a ruota libera con riflessioni sul proprio modo di comporre, sulle passioni, le letture, i metodi narrativi, sconfinando anche nel privato. Stasera, i protagonisti probabilmente sposteranno i confini più in là. Entrambi sono cagliaritani. Vanna Vinci lavora principalmente nel fumetto e come illustratrice per ragazzi. Ha pubblicato molto. Per Bao Publishing, Dargaud, Rizzoli Lizard, Hachette, Planeta, Kappa Edizioni, Kodansha. Insegna all’Accademia di Belle Arti di Bologna, città che divide con Milano. «La bambina filosofica» (foto), dice, «è il mio personaggio più ribelle e sulfureo». Otto Gabos invece a Bologna ci vive da tanto. Artista, illustratore, scrittore, confessa che quello che fa «coincide con quello che sono». Tanto che gli resta davvero difficile mettere i paletti tra vita e professione. Quest’anno festeggia 30 anni di attività. Tra i suoi lavori, Banana Football Club per Rizzoli, graphic novel tratto dal romanzo di Roberto Perrone, e La giustizia siamo noi scritto da Pino Cacucci. Come Vanna insegna all’Accademia di Belle Arti di Bologna.