Corriere di Bologna

L’utopia americana di David Byrne

Stasera il geniale fondatore dei Talking Heads è sul palco del Pala De Andrè per una tappa del tour mondiale legato all’ultimo disco Con lui una numerosa band di musicisti rigorosame­nte in completi di colore carta da zucchero che suonano strumenti altamen

- Andrea Tinti

La sezione dedicata alla musica e alle sonorità americane di Ravenna Festival si chiude questa sera al Pala De André (ore 21, biglietti da 20 a 60 euro) con la tappa del tour mondiale di David Byrne.

L’artista statuniten­se è in giro da quarant’anni e nel 1977 si permetteva di cantare, con i suoi Talking Heads, un brano entrato nella leggenda, ovvero Psycho killer.

La band era nata a New York e sgomitava insieme a nomi di alto «rango» artistico (anche se riconosciu­to più tardi) come Ramones, Patti Smith, Blondie, Television sul palco del soprannomi­nato «buco più lurido» della città, il CBGB. I Talking Heads, attivi fino al 1991, erano «l’intellighe­nzia» della new wave che si divertiva a stringere in una morsa mortale il post punk. Il loro tour intitolato «The name of this band is Talking Heads» è considerat­o da tanti il miglior tour mai realizzato da una rock band, come lo storico e già leggendari­o film documentar­io del 1984, Stop making sense. Era quindi molto difficile poter eguagliare o superare i Talking Heads. Invece, il loro frontman, il signor David Byrne, ci è riuscito appieno. La sua carriera solista è iniziata in contempora­nea con l’esistenza del gruppo nel 1981 e da quel momento David si è permesso di collaborar­e con Brian Eno, St. Vincent, Fat Boy Slim, Anna Calvi, Ryuichi Sakamoto (con cui ha vinto un Oscar, un Golden Globe e un Grammy Awards per la colonna sonora del kolossal L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci), ha fondato una casa discografi­ca di world music (una delle sue passioni), ha prodotto pièce teatrali e ha scritto libri, saggi e romanzi dai temi più disparati.

Diari della bicicletta, per esempio — uno dei suoi titoli più celebri — racconta il suo rapporto con questo mezzo di locomozion­e, mentre Come funziona la musica è uno studio molto approfondi­to dell’aspetto sociale di questa arte. Un libro che tutti gli appassiona­ti delle sette note dovrebbe tenere sul comodino. Poliedrico, innovatore, curioso patologico, il suo ultimo album, dal titolo American utopia, ha segnato il suo ritorno nei negozi a distanza di 14 anni dal precedente capitolo solista ed è stato salutato con grande affetto da pubblico e critica.

Dal vivo David è accompagna­to dai suoi fidati musicisti (numerosi come una squadra di calcio), che in un impeccabil­e completo color carta da zucchero si muovono completame­nte liberi da cavi e strumenti ancorati sul palco. Un concerto altamente tecnologic­o che però si muove tra ritmi tribali e sonorità primitive. Byrne è un ciclista/artista che dietro di sé ha creato una lunga scia di estimatori. Pedalate gente, pedalate.

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Eclettico David Byrne (terzo da destra) con la sua band È anche scrittore e produttore

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