L’Angelo
Da Costa, il secondo portiere ideale Sostiene il «rivale» Skorupski E si commuove parlando della città
– Capitano non giocatore, come Corrado Barazzutti o Adriano Panatta in Coppa Davis. Le parole pronunciate ieri da Angelo Da Costa sarebbero da scolpire nella pietra e sottoporre non solo a tutto lo spogliatoio rossoblù ma all’intera realtà Bologna: un moto di orgoglio assoluto in cui si mescolano l’amore per la città e la voglia di regalare un sogno ai tifosi. Fu l’ultimo a parlare nella passata stagione, a Udine, chiedendo scusa a tutti. Ora è pronto a ripartire: «Stiamo cercando di dimenticare ciò che è accaduto lo scorso anno e di costruire qualcosa. La cosa più bella è l’entusiasmo ritrovato della gente, non me l’aspettavo: i tifosi che sono qui in massa e non hanno mai detto una parola a nessuno di noi dopo una stagione negativa, le migliaia di abbonati in pochi giorni. È meraviglioso: dobbiamo ripartire da qui, Bologna sono loro». Il brasiliano sta iniziando il suo quinto anno rossoblù, quello dell’adrenalina griffata Inzaghi: «È carichissimo — nota il portiere — vedere un campione come lui così entusiasta è un esempio. Rispetto agli anni scorsi siamo più pronti, anche perché il grosso della squadra è già qui in ritiro: nel Bologna attuale non c’è un campione o un fenomeno, ci stiamo dando una mano tra noi per non lasciare l’immagine degli anni passati».
In estate ha rinnovato fino al 2020, allungando il rapporto con l’amata Bologna. E quando ne parla, gli viene il groppo in gola: «Mio figlio è nato qui, mia moglie è innamorata di Bologna, non ho mai avuto voglia di andarmene. Certo, non voglio essere un peso: dopo una stagione negativa potevano esserci cambiamenti e dovevo confrontarmi con il club, ma un posto come questo non si trova. Difendere questi colori è un onore per tutti». Dopo i tre anni a braccetto con Mirante, ora c’è Skorupski. Da Costa, pur conscio del suo ruolo, sarà uno stimolo in più anche per il polacco: «Con Antonio si era creato un rapporto di amicizia, ma sono contento dell’arrivo di Lukasz. L’ambizione di giocare? Ce l’hanno tutti i 27 che sono qui. Io rispetto il mio ruolo e dando il massimo ad ogni allenamento voglio aiutare Lukasz a fare un grande campionato: sa che sono dietro di lui e non può mollare un attimo». Proprio questo ragionamento rappresenta un messaggio di quelli improntati a creare un gruppo solido. Da Costa rafforza il concetto: «In un gruppo, quelli che non giocano fanno tanto. Se mollano loro è finita, perché poi ci si allena male o arrivano lamentele». Parole da capitano, anche se sul tema non si esprime («Ci sono 3-4 candidati, ma dobbiamo essere tutti capitani per atteggiamento e responsabilità»). Alla voce sogni nel cassetto il portiere ha le idee ben chiare: «Fare un campionato incredibile e lottare per l’Europa: dentro di me non penso di poter lottare solo per la salvezza. Poi so che fare 40 punti il prima possibile è il nostro obiettivo, ma vorrei dare allegria alla gente di Bologna e fare qualcosa di speciale per la piazza». Infine, viene spontaneo chiedergli qual è l’errore che questo Bologna non dovrà ripetere: «Non smettere mai di sognare. Oggi c’è tanto entusiasmo ma dovrà essere così anche tra una settimana o tra un mese perché così potremo fare meglio della passata stagione: anche un anno fa partimmo bene, poi inconsciamente perdemmo la voglia di sognare e di fare cose speciali e lo pagammo sul campo». Chapeau, capitan (in pectore) Da Costa.
La squadra
Non dobbiamo mai smettere di sognare Oggi c’è tanto entusiasmo ma dovrà essere così anche tra una settimana o tra un mese
La città
Mio figlio è nato qui, mia moglie è innamorata di Bologna, non ho mai avuto voglia di andarmene: difendere questi colori è un onore