Comunale, una bella iniziativa e qualche errore
Toscanini «compositore» e Verdi «contadino», cosa non va nei manifesti affissi
Difficile non far caso ai manifesti della nuova campagna promossa dal Teatro Comunale e dedicata «a sei compositori », così recita il comunicato, «e al loro legame con la città, per ricordare l’importanza della musica nella storia di Bologna-Città della Musica Unesco e del suo Teatro». Difficile non farci caso a passeggio nel centro storico, i manifesti sono molto grandi e le immagini attraenti.
Difficile, però, non far caso anche al numero di errori. Chi sarebbero intanto i sei compositori? Wolfgang Amadeus Mozart, Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi, Richard Wagner, Arturo Toscanini e John Cage. Cinque compositori, perché Toscanini era un direttore d’orchestra ....
La sala del Bibiena era stata inaugurata da pochi anni quando Mozart durante il primo viaggio in Italia, nel 1770 fu aggregato all’Accademia Filarmonica di Bologna, sotto la guida di Padre Martini che volle aiutare il ragazzo correggendo gli errori della prova di contrappunto e non — come si sarebbe portati a credere leggendo le frasi sul manifesto — perché la prova di Mozart fosse «troppo moderna». Un falso storico con cui il lungimirante frate francescano passa per un vecchio pedante. Di Verdi come un contadino, poi — secondo una falsa vulgata — speravamo esserci liberati nell’innovativo Duemila, ed invece eccolo qui con scarpe infangate e ocarina in bocca. In quanto a Wagner, montato su un cavallo pegaseo, si legge che la sua prima opera sarebbe stato rappresentata al Comunale nel 1872. Ed invece la prima di Lohengrin avvenne nel 1871.
Infine era proprio necessario ricorrere ancora una volta a John Cage a rappresentare il mondo dell’avanguardia? Non sarebbe stato meglio ricordarsi di György Ligeti. Il compositore ungherese— delle cui opere si è servito Stanley Kubrick per tante sequenze chiave nei suoi film — proprio a Bologna vide il folgorante debutto italiano del suo unico capolavoro teatrale, grazie ad uno spettacolo sensazionale che ha segnato la storia del Comunale.
La responsabilità per tutto ciò non ricada su Flavia Biondi, brava disegnatrice che ha realizzato le opere, e tantomeno su Cheap, squadra che se ben sollecitata e motivata fornisce esiti congrui allo scopo come dimostrano i manifesti affissi sugli stessi muri di Bologna per la campagna di lancio del Festival di Santarcangelo. La responsabilità ricada piuttosto sul committente che ha mancato l’occasione di presentare il mondo dell’opera e della musica classica, non solo esente da questi errori, ma soprattutto diverso da come è proposto agli occhi di tutti, come l’evocazione di un mondo vecchio e stantio.