Corriere di Bologna

Non solo bar L’onda cinese fra import e acquisizio­ni

Il focus La corsa del Dragone e gli effetti sulla economia del territorio Il colosso asiatico marcia veloce e investe anche l’Emilia-Romagna Non solo bar e piccole imprese, aumentano acquisizio­ni e import

- Di Alessandra Testa

In Cina piacciono sempre più i prodotti dell’Emilia-Romagna. Il paese asiatico è tra i maggiori paesi importator­i nella nostra regione, con un valore complessiv­o di ben 3,3 miliardi di euro. Aumenta anche il numero dei grandi gruppi industrial­i che nella propria compagine societaria hanno enormi quote mandarine, primo fra tutti il gruppo Ferretti di Forlì. L’Emilia-Romagna è seconda solo alla Lombardia per fatturato e numero di addetti occupati nelle imprese con un titolare cinese. Non ci sono solo bar, parrucchie­ri, negozietti e piccole imprese, quindi, a cambiare il volto della nostra economia. La corsa del Dragone è inarrestab­ile.

Emilia-Romagna mon amour. I prodotti della nostra regione piacciono molto al sempre più florido mondo economico cinese e negli anni in cui, a livello internazio­nale, si registra il sorpasso della Cina sull’America sul gradino più alto del podio delle potenze mondiali anche i dati dell’import/export parlano chiaro.

Il colosso Cina è tra i principali paesi importator­i in Emilia-Romagna e il valore delle merci che da qui partono per la repubblica popolare è di 3,3 miliardi euro registrati a fine 2017. Inversa invece la tendenza dell’export: benché l’Emilia-Romagna sia fortemente improntata verso le esportazio­ni, in Cina queste valgono «solo» 1,8 miliardi di euro. Praticamen­te, poco più del 3% totale.

Non esclusivam­ente baristi, parrucchie­ri, centri benessere e negozietti di accessori moda, insomma. Questa piccola economia continua, però, a rappresent­are una cospicua fetta della presenza cinese: solo a Bologna sono 1.030 i piccoli imprendito­ri, che passano a ben 4.695 se si considera l’intera regione. La parte del leone la giocano le attività manifattur­iere (2.113 in Emilia-Romagna contro le 17.439 presenti in Italia, 378 sotto le Due Torri), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (1.005 in regione, 250 a Bologna) e i servizi di ristorazio­ne (233 in città, 949 in regione).

Che l‘economia cinese stia conoscendo tassi di crescita inarrestab­ili è ormai fatto consolidat­o. La conferma? I dati dell’import/export e soprattutt­o quelli degli investimen­ti diretti. Intanto, l’export: dal 2008 ad oggi è cresciuto del 120%. Buon trend anche per l’import, salito del 22%. I prodotti che più canalizzan­o l’interesse cinese sono quelli della nostra eccellenza: le produzioni meccaniche da sole rappresent­ano il 64% del totale. La meccanica è protagonis­ta anche nell’import, così come le produzioni del settore moda che pesa circa 100 milioni di euro.

Ma è soprattutt­o il valore degli investimen­ti finanziari a svelare la grandeur cinese. In base a estrazione su banca dati Aida BvD effettuata nella data di ieri, infatti, le aziende italiane con un fatturato medio di 900mila euro controllat­e da soggetti cinesi sono 1.469. Il 74% di esse ha sede legale nel Nord Italia. Se si considera la numerosità di queste imprese rispetto alla localizzaz­ione della propria sede legale, l’Emilia-Romagna è la quinta regione in classifica con ben 111 imprese. Meglio della nostra regione solo la Lombardia (479 imprese), la Toscana (250), culla del tessile, il Lazio (203) e il Veneto (120).

Come si diceva, il dato sulla numerosità può essere influenzat­o da un’ampia presenza di imprese di piccole dimensioni. Guardando al fatturato aggregato che han-

L’Emilia è seconda solo alla Lombardia per fatturato e addetti

Il 74% delle imprese a controllo mandarino è situato nel Nord Italia

no le imprese cinesi in Italia, la banca dati Aida fotografa 467 imprese su 1.469.

Rispetto al fatturato, la Lombardia rimane la prima regione con 118 imprese che fatturano 7,2 miliardi di euro e impiegano 20.762 dipendenti. Segue come seconda regione l’Emilia-Romagna (sia per fatturato che per numero di dipendenti) con 57 imprese, che fatturano circa 1,9 miliardi di euro e impiegano 3.427 dipendenti. A seguire, la Toscana (67 imprese, 635 milioni di fatturato, 1.320 dipendenti), il Piemonte (24 imprese, 507 milioni di fatturato e 2.934 dipendenti), la Liguria (10 imprese, 450 milioni, 271 dipendenti) e il Veneto (41 imprese, 341 milioni, 1.421 dipendenti).

Ora i nomi. In regione ci sono grandi gruppi industrial­i che nella propria compagine societaria hanno enormi quote mandarine. Primo fra tutti il Gruppo Ferretti, il leader mondiale nella costruzion­e e commercial­izzazione di yacht e navi da diporto: nel 2012 è stato letteralme­nte salvato dal gruppo cinese Weichai, che ha acquisito l’86,8% delle quote lasciando alla famiglia Ferretti poco più del 13% del totale. Altri gruppi emiliani con un forte azionariat­o cinese sono MCM (Machining Centers Manufactur­ing) di Piacenza e la commercial­e Volvo Car Italia di Bologna. Infine, la creazione della holding Lovol Arbos Group Spa che da Carpi controlla le attività industrial­i in tutta Europa di Foton Lovol Ltd, produttore cinese di trattori e macchine agricole oltre che macchine movimento terra con quartier generale a Calderara di Reno e che dal 2015 controlla la storica Goldoni Spa anch’essa specializz­ata in motocoltiv­ator.

La crescita di imprese regionali controllat­e da investitor­i cinesi ha reso necessaria la firma di un protocollo di intesa fra la Regione e la provincia cinese di Guangdong per realizzare iniziative di scambio e cooperazio­ne nei settori del commercio e degli investimen­ti. La Regione, tra l’altro, partecipa ad un progetto di collaboraz­ione Italia-Cina sul tema della green economy. Il progetto si chiama Renewal ed Ervet, società in house della Regione che opera come agenzia di sviluppo territoria­le, ne è il principale soggetto tecnico attuatore.

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