Non solo bar L’onda cinese fra import e acquisizioni
Il focus La corsa del Dragone e gli effetti sulla economia del territorio Il colosso asiatico marcia veloce e investe anche l’Emilia-Romagna Non solo bar e piccole imprese, aumentano acquisizioni e import
In Cina piacciono sempre più i prodotti dell’Emilia-Romagna. Il paese asiatico è tra i maggiori paesi importatori nella nostra regione, con un valore complessivo di ben 3,3 miliardi di euro. Aumenta anche il numero dei grandi gruppi industriali che nella propria compagine societaria hanno enormi quote mandarine, primo fra tutti il gruppo Ferretti di Forlì. L’Emilia-Romagna è seconda solo alla Lombardia per fatturato e numero di addetti occupati nelle imprese con un titolare cinese. Non ci sono solo bar, parrucchieri, negozietti e piccole imprese, quindi, a cambiare il volto della nostra economia. La corsa del Dragone è inarrestabile.
Emilia-Romagna mon amour. I prodotti della nostra regione piacciono molto al sempre più florido mondo economico cinese e negli anni in cui, a livello internazionale, si registra il sorpasso della Cina sull’America sul gradino più alto del podio delle potenze mondiali anche i dati dell’import/export parlano chiaro.
Il colosso Cina è tra i principali paesi importatori in Emilia-Romagna e il valore delle merci che da qui partono per la repubblica popolare è di 3,3 miliardi euro registrati a fine 2017. Inversa invece la tendenza dell’export: benché l’Emilia-Romagna sia fortemente improntata verso le esportazioni, in Cina queste valgono «solo» 1,8 miliardi di euro. Praticamente, poco più del 3% totale.
Non esclusivamente baristi, parrucchieri, centri benessere e negozietti di accessori moda, insomma. Questa piccola economia continua, però, a rappresentare una cospicua fetta della presenza cinese: solo a Bologna sono 1.030 i piccoli imprenditori, che passano a ben 4.695 se si considera l’intera regione. La parte del leone la giocano le attività manifatturiere (2.113 in Emilia-Romagna contro le 17.439 presenti in Italia, 378 sotto le Due Torri), il commercio all’ingrosso e al dettaglio (1.005 in regione, 250 a Bologna) e i servizi di ristorazione (233 in città, 949 in regione).
Che l‘economia cinese stia conoscendo tassi di crescita inarrestabili è ormai fatto consolidato. La conferma? I dati dell’import/export e soprattutto quelli degli investimenti diretti. Intanto, l’export: dal 2008 ad oggi è cresciuto del 120%. Buon trend anche per l’import, salito del 22%. I prodotti che più canalizzano l’interesse cinese sono quelli della nostra eccellenza: le produzioni meccaniche da sole rappresentano il 64% del totale. La meccanica è protagonista anche nell’import, così come le produzioni del settore moda che pesa circa 100 milioni di euro.
Ma è soprattutto il valore degli investimenti finanziari a svelare la grandeur cinese. In base a estrazione su banca dati Aida BvD effettuata nella data di ieri, infatti, le aziende italiane con un fatturato medio di 900mila euro controllate da soggetti cinesi sono 1.469. Il 74% di esse ha sede legale nel Nord Italia. Se si considera la numerosità di queste imprese rispetto alla localizzazione della propria sede legale, l’Emilia-Romagna è la quinta regione in classifica con ben 111 imprese. Meglio della nostra regione solo la Lombardia (479 imprese), la Toscana (250), culla del tessile, il Lazio (203) e il Veneto (120).
Come si diceva, il dato sulla numerosità può essere influenzato da un’ampia presenza di imprese di piccole dimensioni. Guardando al fatturato aggregato che han-
L’Emilia è seconda solo alla Lombardia per fatturato e addetti
Il 74% delle imprese a controllo mandarino è situato nel Nord Italia
no le imprese cinesi in Italia, la banca dati Aida fotografa 467 imprese su 1.469.
Rispetto al fatturato, la Lombardia rimane la prima regione con 118 imprese che fatturano 7,2 miliardi di euro e impiegano 20.762 dipendenti. Segue come seconda regione l’Emilia-Romagna (sia per fatturato che per numero di dipendenti) con 57 imprese, che fatturano circa 1,9 miliardi di euro e impiegano 3.427 dipendenti. A seguire, la Toscana (67 imprese, 635 milioni di fatturato, 1.320 dipendenti), il Piemonte (24 imprese, 507 milioni di fatturato e 2.934 dipendenti), la Liguria (10 imprese, 450 milioni, 271 dipendenti) e il Veneto (41 imprese, 341 milioni, 1.421 dipendenti).
Ora i nomi. In regione ci sono grandi gruppi industriali che nella propria compagine societaria hanno enormi quote mandarine. Primo fra tutti il Gruppo Ferretti, il leader mondiale nella costruzione e commercializzazione di yacht e navi da diporto: nel 2012 è stato letteralmente salvato dal gruppo cinese Weichai, che ha acquisito l’86,8% delle quote lasciando alla famiglia Ferretti poco più del 13% del totale. Altri gruppi emiliani con un forte azionariato cinese sono MCM (Machining Centers Manufacturing) di Piacenza e la commerciale Volvo Car Italia di Bologna. Infine, la creazione della holding Lovol Arbos Group Spa che da Carpi controlla le attività industriali in tutta Europa di Foton Lovol Ltd, produttore cinese di trattori e macchine agricole oltre che macchine movimento terra con quartier generale a Calderara di Reno e che dal 2015 controlla la storica Goldoni Spa anch’essa specializzata in motocoltivator.
La crescita di imprese regionali controllate da investitori cinesi ha reso necessaria la firma di un protocollo di intesa fra la Regione e la provincia cinese di Guangdong per realizzare iniziative di scambio e cooperazione nei settori del commercio e degli investimenti. La Regione, tra l’altro, partecipa ad un progetto di collaborazione Italia-Cina sul tema della green economy. Il progetto si chiama Renewal ed Ervet, società in house della Regione che opera come agenzia di sviluppo territoriale, ne è il principale soggetto tecnico attuatore.