A fuoco i giochi nel nido del Pride
Il caso I resti trovati nel giardino dell’asilo di Casalecchio finito nell’occhio del ciclone per la giornata dedicata ai gay I timori dei genitori. L’assessore Abagnato: «È inquietante, approfondiremo subito»
Nel giardino del nido La Meridiana di Casalecchio, gestito dalla Cooperativa Dolce, nei giorni scorsi sono stati ritrovati un sacco della spazzatura e dei giocattoli bruciati. Un gesto che preoccupa i i genitori, dopo la polemica per i laboratori dei bambini sul tema delle diversità, descritti in maniera «inopportuna» come «festa per il Gay Pride» dalle educatrici sul diario delle attività riservato ai genitori. L’assessore Abagnato: «Vicenda da chiarire».
Un sacco pieno di spazzatura e alcuni giocattoli bruciati, accanto allo scivolo e alle casette dei bambini. È quanto è stato ritrovato nei giorni scorsi, all’apertura, all’interno del giardino del nido La Meridiana di Casalecchio, gestito dalla cooperativa Dolce. Appena una settimana fa la struttura era finita sotto i riflettori perché le educatrici, nel diario delle attività a disposizione dei genitori, avevano scritto di aver «festeggiato il Gay Pride» durante il laboratorio del mattino. Una «leggerezza», come ha spiegato più volte il presidente della Dolce, Pietro Segata, che era arrivata fino al Parlamento e al Governo. Forse, per evitare altro clamore, la Dolce ha preferito non informare le forze dell’ordine degli atti vandalici. Avvenuti con una tempistica singolare, tanto da mettere in allerta l’assessore comunale ai Saperi e alle nuove generazioni, Fabio Abagnato: «Potrebbe essere una coincidenza, ma il sospetto che non lo sia viene».
La spazzatura e i giocattoli dati alle fiamme sono stati rimossi subito. E fino a mercoledì sera, quando la Dolce ha incontrato i genitori dei bambini del nido insieme ad alcuni funzionari comunali, la vicenda la conoscevano in pochi. L’appuntamento doveva servire a rasserenare gli animi dopo una settimana turbolenta. Qualcuno però ha sollevato la questione degli atti vandalici nell’area verde, e le dade hanno confermato. È stato quello il momento in cui, non solo la maggior parte dei genitori ma anche il Comune sono venuti a sapere che cosa
” L’assessore Abagnato Potrebbe essere una coincidenza, ma il sospetto che ci sia un legame fra i fatti viene
Qui intorno ci sono delle baby gang che hanno colpito in passato, comunque la mamma dei cretini è sempre incinta
1 Il cartello Nel diario su cui le educatrici «disegnano» le attività svolte dai bambini il giorno precedente, a disposizione dei soli genitori, un laboratorio veniva descritto come «festa» per il Gay Pride
Le polemiche Le educatrici sono state accusate da alcuni politici di voler strumentalizzare i bambini. La Dolce invece le ha sempre difese. Il caso è finito in Parlamento
La riunione Mercoledì sera la Dolce ha incontrato i genitori: quasi tutti hanno difeso le educatrici. Poi hanno saputo degli atti vandalici
era successo.
Dalla Dolce non è ancora arrivata nessuna relazione formale sull’accaduto, un passo che permetterebbe all’amministrazione di fare una segnalazione alle forze dell’ordine. Sull’origine del gesto, politica o meno, l’assessore Abagnato ha spiegato: «Bisogna approfondire la vicenda» prima di trarre conclusioni, anche perché nella zona «ci sono delle baby gang, bande di adolescenti che hanno già colpito in passato. Comunque sia andata, la mamma dei cretini è sempre incinta». In ogni caso, «lì ci sono delle telecamere», e se si dovessero avviare dei controlli o delle indagini «potrebbero essere utilizzate le immagini per identificare gli autori».
Alla conferenza di ieri, il presidente Segata insieme al sindaco Massimo Bosso e Abagnato avevano messo la parola fine sull’altra vicenda. «Inopportuno, e improprio, da parte delle educatrici, accostare il Gay Pride ai labora- tori dei bimbi sulle diversità — hanno detto in coro — ma quella frase, sbagliata, doveva rimanere riservata, era sul quaderno delle attività che possono consultare esclusivamente i genitori». Proprio uno di loro, ieri, si chiedeva se «chi ha diffuso quell’immagine, accusando di scarsa responsabilità le educatrici», abbia riflettuto «sulle conseguenze» che quel gesto avrebbe potuto avere.