Pazienti dirottati dal Rizzoli a Ferrara A processo medico e amministratore
Ex chirurgo dell’Istituto accusato di truffa al Servizio sanitario nazionale e abuso d’ufficio
I pazienti uscivano dalla clinica privata per entrare al pronto soccorso dell’ospedale Rizzoli e da lì uscire nuovamente con in mano una richiesta di intervento che ne certificava l’urgenza e la necessità per motivi non solo estetici. Interventi poi rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. Questa è la ricostruzione della Procura di Bologna che con le accuse a vario titolo di abuso d’ufficio, falso e truffa ai danni di ente pubblico ha ottenuto il rinvio a giudizio per il medico Filippo Boriani, chirurgo plastico in servizio presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli dal 2012 al 2016, e per l’amministratore delegato della casa di cura Villa Salus di Ferrara, Lino Riemma.
Secondo il pm Flavio Lazzarini e le indagini dei Nas, il dottor Boriani, medico 40enne con studi a Bologna e Torino, quotato chirurgo estetico e plastico, mentre con diversi inquadramenti contrattuali lavorava al Rizzoli, svolgeva attività libero-professionale nella clinica privata Villa Salus, in violazione delle norme che regolano l’attività medica nel pubblico. Si sarebbe così procurato un ingiusto profitto perché, quando era in pronto soccorso, «procedeva alla visita — si legge nella richiesta di rinvio a giudizio — a volte a interventi di chirurgia ambulatoriale, prelievi bioptici, richiesta esami di laboratorio, e comunque alla refertazione diagnostica e prescrizione terapeutica di 54 pazienti, ricorsi alle cure del Rizzoli per patologie non riguardanti l’ortopedia e la traumatologia, ma interessati da quadri patologici e relative cure afferenti soltanto alla chirurgia plastica o estetica».
In sostanza, i pazienti privati di Boriani si presentavano al pronto soccorso del Rizzoli affermando di avere già accordi con lo specialista, che quindi in alcuni casi eseguiva piccoli interventi ambulatoriali per nei, formazioni della pelle, lesioni, verruche. In altri 18 casi rilasciava un referto nel quale «veniva riportata la diagnosi di patologie tali da richiedere interventi di chirurgia urgente» e i pazienti venivano dirottati alla casa di cura di Ferrara. Ma per il pm quegli interventi, mastoplastiche riduttive, asportazioni di cicatrici, addominoplastiche, sarebbero stati falsamente certificati come rientranti nei livelli essenziali di assistenza. Il Servizio sanitario avrebbe quindi rimborsato circa 70 mila euro non dovuti a Villa Salus e per questo anche l’amministratore unico Lino Riemma è accusato di truffa in concorso.
Oltre all’Ausl di Ferrara, tramite il legale Sabrina Di Giampietro anche il Rizzoli sarà parte civile nel processo che comincerà a dicembre. E contesta a Boriani 10 mila euro di esami e interventi non dovuti fatti a spese dell’Istituto. Il legale di Boriani, Gianluigi Lebro, assicura «l’assoluta innocenza» dello specialista. «Ma ci rendiamo conto — aggiunge — che dovremo dimostrare nel processo con testimonianze e consulenze tecniche che il mio assistito non ha commesso alcun reato ma assicurato interventi chirurgici garantiti dal Servizio sanitario a pazienti che ne avevano il diritto».