«Il mio Figaro multitasking»
L’intervista Monica Casadei porta sul palco di piazza Verdi «Il Barbiere di Siviglia» con 14 danzatori: «Il protagonista è a capo di un team che affronta i ritmi della società, con ironia»
Figaro oggi? Un factotum. Un multitasking. Un problem solving. E non ultimo, un’icona. Il Barbiere di Siviglia, che vedremo stasera sul palco di piazza Verdi con 14 danzatori della compagnia Artemis Danza in scena, per Monica Casadei rappresenta la prima volta di molte cose. È quello che chiama il primo «dramma comico» dopo Traviata, Tosca, Carmen. Il primo protagonista maschile dopo tante eroine. Ed è l’allestimento che le ha fatto scattare un piacevole tarlo: affrontare in futuro un’opera dal punto di vista registico e non coreografico. Lo spettacolo, nato in occasione dei 150 anni della morte di Rossini, ha debuttato lo scorso marzo proprio a Pesaro, città del compositore. Intanto, la coreografa ferrarese in residenza con la sua compagnia Artemis al Teatro Comunale di Bologna, di cui sarà ospite anche il 29 luglio con quello che è ormai un classico per lei come Traviata (sempre in Piazza Verdi, alle 21.30 e gratuito) e con un piede sempre a Parma, dove la formazione ha sede, ci racconta il perché di quello che ha definito «un avveniristico balletto d’azione», dai costumi di Daniela Usai, in collaborazione con A.N.G.E.L.O. Vintage Palace di Lugo, alle rielaborazioni musicali di Luca Vianini
In questa, come le altre opere affrontate, non ha voluto raccontare una storia ma concentrarsi sul protagonista. Perché?
«Le storie di queste opere le conosciamo tutti. Fanno parte della nostra memoria collettiva. Quindi il mio obiettivo è sempre quello di prendere un punto di vista. Dalla prima opera, La Traviata in cui mi sono chiesta subito: chi è Violetta?».
In Traviata affrontò l’attualità come il femminicidio. Qui?
«Qui siamo in piena società contemporanea. Che ci chiede ad essere veloci, prestanti, altrimenti siamo persi. E la prima, semplice domanda che mi pongo anche in questo caso è sempre: chi è Figaro? Da lì parte l’indagine».
L’identikit di Figaro oggi?
«Lo chiameremmo un problem solving, è multitasking, di quelli che tutti vorrebbero perché sa destreggiarsi in qualunque situazione e ascolta i problemi di tutti, non troppo bello, ma desiderabile. Camaleontico, è sul genere massima efficacia col minimo sforzo. E lo fa per mestiere. Ma attenzione: Figaro può essere chiunque. Anche donna. Ce lo chiede la società».
Uno così non dovrebbe agire da solo.
«Infatti ha una squadra speciale. Lui è manager di un’equipe in missione speciale. Di un team. Di uno staff».
Tutto molto dinamico, energico, persino faticoso, insomma.
«Sì ma anche comico, ironico. Ci si prende in giro. Cercare di farcela, in fondo, è l’unico modo per sopravvivere».
Come si inseriscono i costumi di Daniela Usai e le musiche di Luca Vianini?
«Quella con Daniela, artista a tutto tondo, è stata una collaborazione bellissima. Lei ha curato abiti sartoriali il cui leit motiv sono le cravatte che ho accumulato nel tempo per passione. Sono state ritagliate, applicate in modo creativo e parte integrante dei costumi. Come del resto i gilet di A.N.G.E.L.O., che hanno costituito la base di tutto. In un contesto simile si sono inseriti i costumi di un allestimento originale del Barbiere di Siviglia al Comunale di Bologna per dare il senso del contrasto tra il Rossini di allora e la frenesia dei nostri anni. Un doppio tempo. Luca Vianini invece ha creato sonorità energiche che in dialogo con le arie più famose dell’opera danno un connubio tra colore rossiniano e ghiaccio del contemporaneo. Senza ordine cronologico».
Se c’è un messaggio, in tutto ciò, qual è?
«Ho voluto fotografare una condizione. Una realtà in cui chi vuole altri ritmi non ha spazio. Questa in cui viviamo è una via senza ritorno. L’unica è aguzzare l’ingegno, implementare le nostre capacità. Per qualcuno è divertente, per altri una fatica. E allora, non so se chiamarlo messaggio, ma da qui si può prendere la via della tragedia o della risata. Per me è meglio ridere. E non prendersi troppo sul serio».