Borgo Panigale, gara ad aiutarsi fra le macerie dell’esplosione
Chi spazza le strade, chi tiene i bambini E i pochi fortunati hanno già riaperto
Curiosi e turisti delle tragedie, perfino alcuni giapponesi con cappellini d’ordinanza e mappa della città, sono arrivati di buon mattino con i telefonini spianati. Tutti a riprendere la demolizione del cavalcavia, il cimitero delle auto saltate come birilli e la spaventosa voragine che si è aperta sotto l’autostrada, larga otto metri e lunga quindici, mentre intorno un brulicare incessante di persone fa la spola tra case, negozi e i tendoni di protezione civile e vigili del fuoco. Il pezzo forte di questo turismo fotografico è quel che resta della cisterna precipitata al suolo, un ammasso di lamiere carbonizzate. I vigili del fuoco hanno lavorato tutta la notte per portare via resti e detriti e consentire ai tecnici di Autostrade i primi sopralluoghi. Si sono alternati nel cratere tra cavi contorti, blocchi di cemento e pezzi di lamiere. Avevano con sé i cani per escludere la presenza di feriti o dispersi.
All’incrocio tra via Caduti d’Amola, via Panigale e via Emilia Ponente, epicentro del disastro tagliato in due dallo sbarramento della municipale, la vita è tornata a scorrere. Si contano i danni e ci si rimboccano le maniche per gettarsi alle spalle questo incubo. Alcuni negozianti hanno già riaperto, pur tra mille problemi, altri ne avranno ancora per settimane e stanno provando a chiudere gli accessi con lastre di alluminio o di legno. Molti residenti si aggirano in strada con scope e palette e cercano di pulire le case da vetri e detriti, mentre si vedono i primi camioncini delle ditte di infissi parcheggiati lungo i marciapiedi. I cumuli di macerie, tapparelle divelte, vetri e tendoni, vengono portati via con carriole e palanchini. C’è un grande spirito di collaborazione tra le vittime dell’esplosione. Ci si aiuta soprattutto nelle piccole cose, c’è chi porta in strada bottiglie d’acqua e chi raduna i bambini per farli stare insieme. Distrarli. Si scambiano pareri e si prova a rispondere alle domande più impellenti, quelle che corrono sulla bocca di tutti: «Come si deve fare per l’assicurazione? Chi risarcisce i danni? Bisogna nominare dei periti?». Gli stessi interrogativi che vengono rivolti ai punti informativi collocati tra la concessionaria e il Lidl. Poi c’è la solidarietà degli altri bolognesi: in tanti attraverso il Comune si sono resi disponibili a portare il proprio contributo volontario. Molti anche coloro che hanno offerto le proprie case a eventuali famiglie impossibilitate a rientrare nelle proprie.
In strada si vedono i feriti fasciati nelle bende che fanno ritorno a casa. Una processione che colpisce per il numero di persone che ha avuto bisogno di cure e che sta faticosamente cercando di rimettere in sicurezza le case. Accanto alle due concessionarie maggiormente danneggiate, l’Auto Luna e Maresca a Fiorentino, già da lunedì sera sono comparse le guardie private della vigilanza. Del resto i due autosaloni sono sventrati, sembrano stati investiti da un uragano, con le auto parcheggiate nei cortili ancora esposte e in balìa di chiunque. Alcune sono miracolosamente scampate al disastro. I titolari hanno portato via quel che potevano, documenti e molto altro, ma c’è ancora tanto da salvaguardare. Ai negozi più piccoli hanno pensato le squadre anti sciacalli di carabinieri e polizia municipale.
Dall’altra parte del ponte lo scenario non cambia. Le serrande del ristorante il Randagio, colpito in pieno dalla ruota infuocata di un tir, sono abbassate. La porta principale è chiusa, il tendone con il nome del locale non esiste più. A terra c’è ancora la grande ruota mangiata dalle fiamme. I passanti si bloccano davanti alle vetrine infrante dei negozi, si forma un capannello a ogni serranda. «Chissà quando riapriranno, e chissà quando questo quartiere tornerà alla normalità», dice un gruppo di pensionati di passaggio.