TURISMO (E SCELTE) LOW COST
Inumeri parlano chiaramente: il macro settore che ruota intorno al tempo libero in provincia di Bologna vale 2,8 miliardi. Commercio, alloggi, ristorazione, produzione cinematografica, agenzie viaggio, attività sportive — secondo uno studio della Camera di commercio di Milano — danno lavoro a 13.285 imprese (in lieve calo rispetto all’anno precedente) e a 61.149 addetti (seimila in più sul 2017). È peraltro una fotografia parziale, poiché l’intero indotto è difficilmente calcolabile. Basti dire che in regione sono stati censiti in tale comparto 262.854 lavoratori, mentre l’ultimo rapporto della Fondazione Symbola stima che il sistema produttivo culturale e creativo dell’EmiliaRomagna dia occupazione a 134.000 persone e generi un valore aggiunto di 7,726 miliardi (il 5,5% dell’economia totale).Dai musei alle discoteche, dall’offerta alta a quella più di consumo, cultura e intrattenimento sono pane per innalzare la qualità della vita degli abitanti, ma anche un elemento fondamentale per rendere il nostro territorio attraente. A Bologna, val la pena di ricordare, il turismo ha un peso di quasi tre miliardi di euro, l’8,3% del valore aggiunto complessivo, come certifica il Centro studi di Unioncamere regionale. Di troppa crescita, tuttavia, ci si può pure ammalare. E il pericolo appare crescente, considerando come finora gli appelli a riflettere sulla tendenza alla massificazione siano caduti sostanzialmente nel vuoto.
Sia chiaro, non credo nella decrescita felice: penso semplicemente che le abbuffate di qualsiasi genere possano provocare spiacevoli indigestioni. Alcuni passi avanti per invertire il trend sono stati fatti, certo, ma ne servono altri. L’esempio della vicina Firenze dovrebbe suggerire un briciolo di lungimiranza. Gongolarsi sull’incremento di arrivi e presenze turistiche porta prima o poi ad abbassare il livello della «clientela», ossia ad avere maggiori problemi e costi (dal traffico ai vari servizi) e minori ricavi. Non si tratta di voler essere elitari, bensì ragionevolmente selettivi: il viaggiatore low cost spesso è del tipo mordi (il panino o la pizza) e fuggi. Scandalizzarsi per l’idea di far pagare un ticket ai bus turistici sembra portare poco lontano: la ristorazione è già il settore del tempo libero che registra lo sviluppo maggiore, ma come noto lo spauracchio di essere la città dei taglieri anziché della cultura è dietro l’angolo (per non dire che ormai è davanti all’angolo). Bologna è città aperta e tale deve rimanere, mantenendo la capacità di accogliere chiunque senza guardare la capienza del suo portafoglio. Se non vuole rimanere soffocata, però, deve elevare il tenore della propria proposta, attraverso scelte di politica turistica e di promozione con le quali attirare clienti in grado di apprezzare pienamente, oltre al centro storico, tutta la città metropolitana. Insomma, gente che voglia fermarsi qualche giorno e non solo qualche ora per un po’ di effimeri selfie.