La pistola elettrica a venti carabinieri Da domani parte la sperimentazione
Una pistola elettrica gialla fluo, così da essere ben visibile nella sua fondina, sistemata al lato opposto della pistola d’ordinanza. Da domani i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Bologna l’avranno in dotazione per i prossimi tre mesi. Tanto durerà la sperimentazione voluta dal Viminale per dare alle forze dell’ordine uno strumento in più di «dissuasione non letale». Sia polizia che carabinieri avevano già la possibilità di utilizzare al bisogno lo spray al peperoncino. Se la sperimentazione dovesse andar bene, anche piazza Galileo potrebbe avere le pistole elettriche. In questi giorni si saprà quante saranno quelle dei carabinieri, intanto in venti, tutti del Nucleo Radiomobile, che per primi intervengono in casi di emergenza, sono stati formati per utilizzare questa nuova arma «propria», quindi in gergo atta ad offendere. «Uno strumento per cui il buon senso e la comunicazione efficace sono fondamentali», premettono le fiamme d’argento. Uno strumento di legittima difesa.
«È una novità molto importante — spiega il colonnello Valerio Giardina del Comando provinciale dei carabinieri di Bologna — si inserisce in una zona d’ombra di intervento dell’operatore di polizia, che naturalmente deve avere una gradazione dell’utilizzo della forza. Non si può ovviamente utilizzare la pistola d’ordinanza per tanti eventi e per tante situazioni che ovviamente non lo richiedono. Fino a questa circolare il tutto era lasciato all’iniziativa e alla forza fisica, in questo caso, del singolo operatore. Questo strumento è più efficace in alcune situazioni rispetto allo spray al peperoncino».
La pistola elettrica non letale immobilizza con una scossa chi viene colpito così da renderlo inoffensivo.
Una scarica leggera che immobilizza i muscoli per un breve periodo, il tempo necessario per disarmare e ammanettare l’aggressore. Una scossa alle braccia, alle gambe o al torace, che si potrebbe replicare, ma anche questo è stato oggetto del corso di formazione, per cui sono stati selezionati 20 carabinieri del Radiomobile. I militari sono stati preparati anche al primo soccorso, per medicare eventuali lesioni dovute alla caduta a terra. Ad ogni modo, «Prima che la pistola elettrica venga usata — ha concluso Giardina — c’è una fase comunicativa: con avvisi acustici e visivi per avvertire il soggetto che, se insiste con il suo comportamento, sarà impiegato il “taser”». Le attività saranno registrate da un software. «È importante valorizzare la sperimentazione con un buon coordinamento. Chi interviene per un soggetto pericoloso dev’essere affiancato dalla pattuglia con il Taser», commenta Amedeo Landino del Siulp di Bologna.