LA SORDA LITURGIA DEL PD
Idirigenti del Pd di Bologna sono impegnati a vincere la sfida tra la loro Festa alla Fiera e quella dei nostalgici al Parco Nord. Sono convinti che se raggiungeranno più presenze e più incassi dei competitori, il primato della politica del Pd bolognese è salvo. Anzi, segnerà la ripresa e indicherà la via al nazionale. I vari dirigenti, con un ottimismo di maniera, si lasciano andare in dichiarazioni di schieramento sul futuro segretario senza alcuna consapevolezza della gravità della crisi sia nazionale (referendum e tragedia di Genova) sia locale (viabilità e Borgo Panigale). Le sconfitte e i fischi fanno supporre che la festa sia finita. I dirigenti del Pd, almeno quelli con un residuo d’intelligenza politica, dovrebbero sapere che la partita da vincere non è tra renziani e antirenziani. La crisi richiede cambiamenti radicali di linea, di organizzazione e d’immagine, altrimenti non resta che il funerale del caro estinto. Le sconfitte e i fischi dicono che gli elettori democratici e di sinistra, anche nell’area metropolitana, sono attratti dalle sirene giallo-verde. La sinistra e il centrosinistra ultimamente hanno perso molti e importanti Comuni del territorio bolognese (San Giovanni in Persiceto, Budrio, Imola). Il Pd, nonostante questa storica disfatta elettorale, non sente il dovere e l’urgenza d’interrogarsi. Continua impassibile nella propria liturgia di partito, incurante della inarrestabile riduzione degli iscritti e perdita di elettori.
La tendenza è che il fenomeno della sconfitta si estenderà alle prossime elezioni europee, regionali e, in futuro, dello stesso Comune di Bologna. La Festa poteva essere un’occasione per aprire un reale e franco dibattito sulla necessità di dotarsi di una nuova linea politica e di una nuova forma organizzativa. Invece si preferisce il continuismo e il conformismo. Il continuismo nell’occupare quel po’ di poltrone che si riescono a occupare con uno consenso ridotto al lumicino; viene difeso da quei dirigenti che si assolvono e credono di essere insostituibili. Il conformismo di quei dirigenti che preferiscono aggrapparsi alle procedure di regolamenti, a cui nessuno si attiene, e a dare peso a un passato che non ha più nulla da dire. Cosa si aspetta a cogliere le sfide che vengono poste da uno sviluppo globale che sta mutando a livello locale le strutture dell’economia, gli assetti della società e le aspettative delle persone? La sinistra e il centrosinistra dovrebbero praticare valori e principi di uguaglianza e di giustizia sociale, a partire dagli ultimi. E darsi un’anima di movimento con una visione che sappia progettare una società inclusiva e una convivenza solidale, promettendo almeno un po’ di felicità comune.