Il debutto della «pistola gialla» Ma c’è chi dice: usino quella vera
Via alla sperimentazione della pistola gialla. Primi posti di blocco tra la curiosità dei fermati
Ieri primo posto di blocco dei carabinieri del Nucleo Radiomobile con il Taser nella fondina. La sperimentazione durerà tre mesi.
Giubbotto antiproiettile, mitra e paletta in mano. Un posto di blocco come tanti, se non fosse che da ieri nella fondina a sinistra della cintura dei carabinieri del Nucleo Radiomobile spunta la pistola «gialla». Difficile non farci caso: «Eccola la pistola nuova», esclama una signora che è appena stata fermata a un posto di blocco in via della Pietra. Mentre i due militari verificano patente e libretto, lei si affaccia al finestrino: «Posso fare una foto? Così la faccio vedere alle mie figlie, eravamo incuriosite dal Taser». Tutti quelli fermati si chiedono cosa sia quell’arnese giallo fluo dalla parte opposta alla pistola d’ordinanza, accanto allo spray al peperoncino. E alla curiosità si alterna la riflessione di un altro automobilista: «Sono contento per l’uso del Taser perché le nostre forze dell’ordine rischiano molto. Spero sia solo un buon deterrente. In caso di legittima difesa, secondo me l’unica arma che può fare da deterrente è quell’altra, quella d’ordinanza».
Tra la gente
Condivido l’uso del Taser anche in Italia, però credo che la pistola d’ordinanza sia l’unico deterrente in caso di legittima difesa
La pistola gialla è comunque un’arma «propria», come quella d’ordinanza appunto, un’arma cioè «per offendere». E per questo i venti carabinieri del Nucleo Radiomobile che l’avranno nella fondina fino al prossimo 5 dicembre sono stati scelti e formati con un corso ad hoc e uno di primo soccorso. Sia per una medicazione immediata dopo che i dardi hanno scaricato la scossa sul corpo dell’aggressore, sia per evitare complicazioni: quando la persona in questione riceve la scossa, il sistema muscolare viene inibito e la persona cade. Quindi i militari sono stati preparati a un primo soccorso. Per esempio bisogna star attenti che il colpo non venga sparato quando l’aggressore è sulle scale.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha voluto adottare le pistole elettriche in 11 città italiane per consegnare alle forze dell’ordine uno strumento di difesa. Per evitare che ci sia un contatto fisico, quando durante un intervento la persona fermata ha un’arma ed è esagitata. La scossa non è letale, 50mila volt con un amperaggio di 0,1. Altrove, Francia, Germania e Stati Uniti, è di 6.
Per 5 secondi inibisce il sistema muscolare. In Italia, a differenza di altri Paesi, dove è già usata da anni, non può essere utilizzata in modo ravvicinato. Ma bisogna rispettare una distanza dai 3 ai 7 metri. E ad ogni modo prima di sparare la scossa elettrica, il carabiniere deve avvisare l’aggressore in tre modi: prima facendo vedere la pistola elettrica, poi con un avvertimento sia acustico che visivo. Una sorta di scarica a salve che fa sentire il rumore e fa vedere la scintilla. Solo a quel punto se l’aggressore non desiste la cartuccia con i dardi viene sparata. Il colpo non può essere sparato all’altezza del cuore e sulla nuca, va evitata la zona cervicale.
Ogni qualvolta la pistola gialla viene usata o anche solo estratta dalla fondina, un software intercetta tutto e registra ogni minimo movimento. Così tra tre mesi sarà possibile un resoconto dettagliato della sperimentazione, oltre al fatto che sarà monitorato l’utilizzo stesso. I taser in dotazione a Bologna sono due e a seconda delle pattuglie e del militare in turno, può capitare che una gazzella disponga anche di entrambe le pistole elettriche.