Pavani si dimette, la società lo salva
Il presidente: «Sono stato tradito». II club lo conferma: «Noi non abbiamo pagato provvigioni»
Era stata un’estate troppo tranquilla, quella della Fortitudo. Che qualcosa si sarebbe complicato stava forse scritto nel Dna del club, storicamente distante dalla normalità, ma l’incredibile caso Metano Nord va oltre. L’inimmaginabile pasticcio che tiene banco da giovedì ieri ha fatto una prima vittima illustre, Christian Pavani, che ha rimesso il suo mandato di presidente di fronte alla Fondazione, cioè alla proprietà, che le ha respinte. «Ho commesso l’errore di dare fiducia incondizionata — ha scritto ieri pomeriggio il primo dirigente biancoblù — verso persone che quella fiducia l’hanno totalmente tradita. Chiedo scusa, ma posso assicurare di aver sempre agito con la massima buona fede, nel rispetto esclusivo della Fortitudo e dei suoi tifosi». Parole di un commiato che non c’è, perché come prevedibile in serata la Fondazione ha rimesso Pavani al suo posto definendo il suo operato «criticabile ma onesto e leale».
La squadra oggi gioca, in amichevole a La Spezia, ma il campo è passato del tutto in secondo piano, in questa improvvisa bufera nel mezzo della quale ieri una società confusa cercava ancora di capire cos’è successo, sotto choc per il comunicato dell’azienda bergamasca che, poche ore dopo la presentazione delle maglie col suo logo stampato sopra, ha seccamente dichiarato di non aver mai firmato alcun accordo di sponsorizzazione. Pare non sapessero proprio cosa fosse la Fortitudo, quelli di Metano Nord, versione confermata dalle ricostruzioni del giorno dopo: nessun incontro, nessun contatto diretto, l’intera trattativa la Effe l’ha condotta con l’intermediario che si è fatto di nebbia, si diceva dopo aver incassato una lauta provvigione.
Ma anche questo è stato smentito dalla Fondazione nella sua nota: «Nessun esborso economico è stato mai effettuato e che tutte le voci inerenti il già effettuato pagamento di una commissione a beneficio dell’intermediario che (per conto sia di Fortitudo Pallacanestro, sia presumibilmente di Metano Nord) ha seguito lo sviluppo della trattativa risultano del tutto prive di fondamento. Desideriamo, inoltre, confermare che Fortitudo Pallacanestro si trova in possesso di documenti relativi ad un intervenuto accordo, del quale verificheremo la validità nelle opportune sedi. Ci teniamo a ribadire con forza che, come Fondazione Fortitudo, abbiamo già attivato i nostri legali per tutelare l’immagine di Fortitudo Pallacanestro in ogni sede, agendo nei confronti di chi si è reso protagonista di questo spiacevolissimo e gravissimo raggiro».
Le conseguenze sono ancora da valutare, ma potenzialmente devastanti. Al di là del sogno sfumato di rafforzare il budget di una stagione economicamente molto impegnativa con una fin troppo ricca sponsorizzazione, c’è il danno d’immagine. Trovare adesso un’altra azienda che metta il proprio marchio al posto di Metano Nord non sarà affatto facile, anche a cifre molto inferiori.
All’interno di una vicenda grottesca, nella quale restano molti aspetti strani ancora da chiarire (la spregiudicatezza dell’intera operazione, il mancato controllo della Fortitudo, ma anche la lentezza nella discesa in campo di Metano Nord, il cui nome circolava da settimane), per Pavani sono state ore di critiche ferocissime e di richieste di dimissioni dai social. Quando si sarà placata la burrasca, della tragicomica storia del metano tutto ciò che resterà saranno probabilmente solo i prevedibili sfottò di parte bianconera nel derby di sabato prossimo.