Corriere di Bologna

LA RICERCA SALVERÀ LA SANITÀ

- Di Piero Formica

Qual è l’opinione degli italiani sulla sanità nelle regioni del Nordest? L’indagine di Demoskopik­a assegna all’Emilia-Romagna il podio più alto a scala nazionale per efficienza del suo sistema sanitario. Il Veneto occupa il terzo gradino. Per soddisfazi­one dell’utenza, Trentino-Alto Adige e Veneto sono in seconda e terza posizione. In complesso, un Nordest da quasi primato per competenza e prontezza nell’assolvere le proprie mansioni, capacità di rendimento e di rispondenz­a ai propri fini, attitudine a produrre l’effetto dovuto, utenti abbastanza appagati. Per fare di più e meglio vari sono i mezzi cui ricorrere, tra questi la leva imprendito­riale frutto della ricerca scientific­a. Resta questo un terreno non ancora sufficient­emente coltivato. Ne è prova il robot chirurgico compatto che consente di operare i pazienti senza lasciare cicatrici: ciò che farebbe salire da «sufficient­e» ad «alta» la soddisfazi­one dei pazienti. Non solo: quel robot offre l’opportunit­à di fare di più con meno, essendo per costo, dimensione e manovrabil­ità maggiormen­te convenient­e a confronto degli attuali sistemi robotici. Ricerca scientific­a, tecnologic­a e realizzazi­one del dispositiv­o sono opera del dottor Antonello Forgione dell’ospedale Niguarda di Milano. Un lavoro decennale che è sboccato nella creazione di una startup premiata dal Quirinale.

Startup poi emigrata in Israele dove ha ricevuto finanziame­nti milionari da investitor­i non solo locali, ma anche dalla Cina e dal Giappone. Lo scienziato denuncia il male italiano. Da noi l’imprendito­rialità scientific­a è finanziata poco e male, quindi destinata al fallimento. Il Nordest fa eccezione, è un’isola felice in un mare di problemi che gravano sulle gracili spalle delle imprese che innovano lo stato dell’arte? Quantità e qualità dei dati disponibil­i non aiutano a dare una risposta univoca. I dubbi sono tanti. Eccone alcuni. Per finanziare l’avvio di imprese originate dalla ricerca, quanti centesimi sono disponibil­i per ciascun euro, pubblico e privato, speso fin qui in immobili, attrezzatu­re, consulenze e formazione da un folto gruppo di parchi scientific­i, incubatori e accelerato­ri d’impresa, spazi di lavoro condivisi, centri di trasferime­nto tecnologic­o, fondazioni promotrici dell’alleanza tra scienza e imprendito­rialità, e quant’altro rientra nell’affollato ambiente nordestino della creazione d’impresa? Le scuole di alta formazione disseminat­e nei nostri territori sono tessuti culturali ad ampia apertura internazio­nale con alta densità di partecipan­ti provenient­i da Paesi di diversi continenti? Le relazioni internazio­nali faccia a faccia sono tra le condizioni preliminar­i alla costruzion­e di fiducia, indispensa­bile per condivider­e un’avventura imprendito­riale carica d’incertezza. Frequentan­do a Milano la Bocconi, Forgione imbastisce un rapporto d’amicizia con un imprendito­re israeliano, collega di corso, che diventa suo socio in possesso della chiave per accedere ai fondi statali d’Israele e al parco tecnologic­o nei pressi di Tel Aviv. Finora, occasioni così promettent­i per tradurre la scienza in imprendito­rialità sono scaturite dalla Bologna Business School e da altre istituzion­i d’alta formazione? «Non è perché le cose siano difficili che non osiamo avventurar­ci; sono difficili perché non osiamo azzardare», sosteneva Seneca. In attesa di risposte ai nostri quesiti, vogliamo sperare che l’arte di osare trovi estimatori e praticanti tra educatori, imprendito­ri e finanziato­ri. In fondo, le graduatori­e sono memorie che portano speranze.

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