I QUATTRO EMILIANI NEL FUTURO DEL PD
Richetti, Bonaccini, Gualmini Delrio: amici vicini e lontani
C’erano quattro sedie, metaforicamente vuote, a sentire Renzi alla Festa dell’Unità di Ravenna. Erano quelle di Bonaccini, di Richetti, di Gualmini e di Delrio, quattro emiliani che possono ambire a succedere a Renzi. Ecco i profili e gli scenari in campo.
Strategie
L’ex segretario cerca un successore fra i suoi, loro devono però mostrarsi indipendenti
C’erano, metaforicamente parlando, quattro sedie vuote nell’affollata sala dibattiti della Festa nazionale dell’Unità a salutare il ritorno sulla scena politica di Matteo Renzi dopo l’estate: quella del governatore, Stefano Bonaccini, della sua vice Elisabetta Gualmini, del deputato del Pd, Matteo Richetti e dell’ex ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Se si cerca il mister X che dovrà correre per la segreteria nazionale presumibilmente contro il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, bisogna cercare anche nel mazzo dell’Emilia, dove Matteo Renzi nel suo lungo tragitto politico ha costruito biografie e relazioni e uno di questi quattro profili potrebbe essere quello buono.
Bonaccini era un assente giustificato perché era impegnato a presiedere la conferenza Stato-Regioni a Roma. Ma tutti e quattro avevano buone ragioni per non esserci, una in particolare: nonostante il comizio di Ravenna abbia dimostrato che l’unico vero leader per i militanti resti Matteo Renzi, nessuno in questo momento ha l’interesse a farsi schiacciare troppo su di lui e presentare eventualmente una candidatura che sia vista solo in quota renziana. Tutti, chi più chi meno, devono costruire un profilo di autonomia rispetto alla stagione renziana. Partiamo da Delrio: sarebbe il candidato naturale alla successione di Renzi perché ha una solida esperienza di governo e perché è uno dei dirigenti dem più stimati: è stato vicinissimo all’ex Rottamatore ma ha sempre coltivato un profilo di autonomia e la sua candidatura potrebbe anche fare breccia nella sinistra del partito. Per ora ha detto di non essere interessato ma in politica ci sono dei «no» che diventano «forse» e alla fine diventano «sì». Poi c’è il governatore, Stefano Bonaccini, che non ha mai fatto mistero di volerci provare. Ha tutte le carte in regola per correre, è stato vicino a Renzi ma da tempo, anche per il suo ruolo istituzionale di presidente della conferenza Stato-Regioni, ha costruito un suo profilo del tutto indipendente dalla corrente renziana. Ha un problema importante da risolvere: l’anno prossimo si vota in Emilia e per la sinistra italiana quel voto è una delle ultime frontiere simboliche e politiche da difendere e se decidesse di non ricandidarsi, lascerebbe oggettivamente il centrosinistra nei guai. Il suo schema ideale tra l’altro è più complicato da fare entrare in buca: l’ideale per Bonaccini sarebbe quello di essere considerato una figura terza su cui convergere nel caso di un partito spaccato a metà tra Zingaretti e una candidatura renziana. Poi c’è Matteo Richetti, renziano della prima ora, poi critico dell’ex premier e da tempo tornato in sintonia. Ha due frecce al suo arco: è stato autonomo dal leader anche quando era difficile esserlo e non ha niente da perdere. E poi studia da tempo da segretario. Infine c’è il nome di Elisabetta Gualmini, che ricopre il ruolo di outsider. Ha fatto sapere che le hanno chiesto una disponibilità e sicuramente ha dei punti da giocarsi: ha un profilo molto indipendente, è abbastanza conosciuta anche fuori da Bologna e può giocare da battitore libero. Bisognerà guardare cosa succede a partire da domani quando Renzi arriverà alla Festa dell’Unità di Bologna e si potrà constatare se quelle quattro sedie sono ancora vuote. Una cosa è certa: la ripartenza del Pd passa anche dall’Emilia.