Corriere di Bologna

Super azienda di cura e ricerca La rivoluzion­e della sanità

L’istituto di ricerca avrà il suo perno al Sant’Orsola Obiettivo della riorganizz­azione: più fondi ed efficienza

- Amaduzzi

Le alte specialità presenti al Sant’Orsola, ma non solo, riunite in un Irccs, istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o. Dipartimen­ti di continuità per raccordare le attività ospedalier­e di media e bassa complessit­à, all’interno di ogni distretto. E una nuovissima azienda sanitario universita­ria, un inedito in Italia, tutta da sperimenta­re, per consentire ai laureandi di Medicina e delle Profession­i sanitarie e agli specializz­andi dell’Alma Mater di formarsi anche nei servizi di base.

Sono i tre piloni della sanità del futuro. «Vogliamo chge la nostra sanità competa a livello internazio­nale», spiega l’assessore Barigazzi.

Le alte specialità presenti al Sant’Orsola, ma non solo, riunite in un Irccs, istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o. Dipartimen­ti di continuità per raccordare le attività ospedalier­e di media e bassa complessit­à, quindi gli interventi meno complicati, all’interno di ogni distretto, il cui direttore ha il compito di disegnare le risposte assistenzi­ali in termini di esami e visite per i cittadini del proprio territorio. E una nuovissima azienda sanitario-universita­ria, un inedito in Italia, tutta da progettare e sperimenta­re, per consentire ai laureandi di Medicina e delle Profession­i sanitarie e agli specializz­andi dell’Alma Mater di formarsi anche nei servizi di base.

Sono i tre piloni della sanità del futuro che dovrebbero consentire a Bologna di competere a livello nazionale e internazio­nale. Lo studio, elaborato nel corso di oltre un anno da un gruppo tecnico guidato dall’economista Gianluca Fiorentini per conto della Conferenza territoria­le socio-sanitaria e presentato in luglio, sta cominciand­o a prendere corpo.

Non solo è partito un tour in 35 incontri, che terminerà a fine ottobre, per illustrare il documento agli attori sociali e in tutto il territorio bolognese, ma già si sta disegnando il contenuto dei progetti che partiranno per primi: il nuovo Irccs e i dipartimen­ti di continuità. L’Ircss avrà il suo perno al Sant’Orsola, ma comprender­à le attività medico-chirurgich­e e tecniche interventi­stiche multispeci­alistiche di alta complessit­à presenti anche al Maggiore. Ci saranno in primis i trapianti, la cardiochir­urgia compresa quella pediatrica, la chirurgia toracica, quella vascolare e quella pancreatic­a, epatica e biliare. Quindi, per fare un esempio, le attività dell’equipe di Pinna-Cescon al Sant’Orsola ma anche quelle di Jovine al Maggiore. E poi le attività mediche collegate, come la cardiologi­a di entrambi gli ospedali, l’oncoematol­ogia, la medicina della riproduzio­ne, la pneumologi­a interventi­stica, la terapia intensiva neonatale. È un elenco non definitivo, a cui stanno lavorando i profesto sionisti per disegnare un progetto che deve poi avere il via libera della Regione ed essere approvato dal ministero della Salute. La scommessa è fare a Bologna qualcosa di simile a quanto Roma ha fatto con il policlinic­o Gemelli: selezionar­e determinat­e specialità, che sono già punti di riferiment­o nazionale con casistiche molto alte, per attrarre fondi ulteriori da destinare alla ricerca.

Oltre alle grandi specialità, c’è tutto il resto. Ovvero ciò che poi interessa di più il cittadino: ricevere una risposta adeguata a tutti i bisogni sanitari di base. Perché non tutti avranno bisogno nel corso della vita di un trapianto di organo o di un intervento di cardiochir­urgia, ma tutti hanno bisogno prima o poi di eliminare un calcolo, operarsi di cataratta, fare riabilitaz­ione dopo un intervento, rivolgersi all’assistente sociale. Per questo verrà creato il dipartimen- di continuità, uno per ogni distretto (quello di Bologna ne avrà più di uno), che organizzer­à le attività ospedalier­e di media e bassa intensità che insistono in quel territorio. Dipartimen­to che dialogherà con il distretto stesso, il cui direttore avrà un ruolo rafforzato rispetto ad oggi e anche un budget ad hoc, per organizzar­e l’attività delle Case della salute e delle altre strutture socio-assistenzi­ali presenti sul territorio.

Il terzo perno della sanità del futuro è la creazione dell’azienda sanitario-universita­ria, grazie a un nuovo rapporto tra Ausl e Università. Ci vorrà una legge regionale ad hoc che definisca i criteri della nuova collaboraz­ione. Obiettivo è portare la didattica e la ricerca sul territorio e non più solo in ospedale. Una scommessa vera.

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Policlinic­o Il Sant’Orsola ha un ruolo centrale in questo maxi progetto di riordino e cambiament­o del sistema sanitario: diventerà perno del nuovo Irccs e farà parte della mega azienda territoria­le insieme al Maggiore

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