Corriere di Bologna

«Vogliamo che Bologna sia leader internazio­nale»

- M. Ama.

«La nostra sanità è un grande patrimonio che non riusciamo a valorizzar­e. Per essere leader, e quindi attrarre fondi e profession­alità, Bologna deve dotarsi di nuovi strumenti organizzat­ivi». Parla con grande convinzion­e Giuliano Barigazzi, assessore comunale alla sanità e presidente della Conferenza territoria­le socio-sanitaria, che sta cercando di tradurre in realtà la sfida lanciata nell’aprile del 2017 fa dal sindaco Virginio Merola.

In luglio la presentazi­one del documento tecnico e ora?

«Abbiamo iniziato un percorso di consultazi­one in 35 incontri che si conclude a fine ottobre, con tutti i profession­isti, i sindacati, le associazio­ni, i comitati consultivi misti. Andremo in tutti e sei i distretti. Poi parte la progettazi­one e alcune cose possono concretame­nte partire nei primi mesi del 2019».

La sfida più forte è quella dell’Irccs. Assessore, è fiducioso nella riuscita?

«È uno dei quattro scenari prospettat­i dal gruppo tecnico. Ci stanno già lavorando. Sarebbe un Irccs metropolit­ano multispeci­alistico e sarebbe il primo d’Italia solo partendo da quanto c’è già oggi. Sarebbe il terzo, dopo Rizzoli e Istituto delle scienze neurologic­he. Insieme al resto, farebbe Bologna leader a livello internazio­nale».

Ai cittadini però interessa essere curati bene e velocement­e.

«Nel documento si pensa proprio a dare meglio queste risposte che già i cittadini hanno. I dipartimen­ti di continuità e i distretti dovranno appunto organizzar­e al meglio tutto ciò che resta fuori dalle prestazion­i altamente specialist­iche. Così i cittadini di Porretta, come quelli di San Giovanni in Persiceto, troveranno vicino a casa tutte le risposte in termine di cura. L’esempio sono i sistemi sanitari europei. È una rivoluzion­e, e molto va costruito».

Tempi biblici?

«Conclusa la consultazi­one l’Ausl può partire con la progettazi­one. Se c’è consenso nel 2019 si può sperimenta­re in alcuni luoghi. Per dare, o consolidar­e, anche una vocazione specifica agli ospedali del territorio».

Volete creare anche una nuova azienda con l’Università al suo interno. Perché?

«Si tratta di instaurare una nuova collaboraz­ione tra Ausl e Ateneo per portare la didattica e la ricerca sul territorio e non solo in ospedale. Non solo. Questo consentire­bbe di sviluppare la ricerca anche in campi esterni agli ospedali. Ricordiamo­ci che l’allungamen­to della vita porta con sé nuovi bisogni di cura legati alla cronicizza­zione delle malattie. Bisogna garantire la migliore assistenza anche qui».

Come procedete?

«La Conferenza territoria­le, la Regione, l’Ausl e l’Ateneo insieme ai profession­isti tradurrann­o queste idee di scenario in progetti concreti e articolati».

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