QUANDO I PUNTI FERMI VACILLANO E LA POLITICA CI RENDE DEPRESSI
Ho fatto le vacanze a Misano, il nostro mare di casa, e posso dire che non ho avuto il beneficio come mi è sempre capitato negli anni passati, che tornavo a casa bello carico. No. Stavolta, invece, ho vissuto piuttosto una depressione diffusa: la gente non parlava se non per delle lamentele. Dice che funziona tutto male. Anche se siamo messi meglio di mezzo mondo sembra che da noi sia uno sfacelo. Bisognerebbe che la politica infondesse coraggio agli italiani, invece ci rende disperati.
BOLOGNA
Caro signore, la politica non aiuta, non fa da bagnino di salvataggio. La gente annaspa, ma deve arrangiarsi per stare a galla. Questa è l’impressione diffusa, non soltanto sotto l’ombrellone. Convergono diversi stati d’animo, dalla delusione al tradimento. C’è chi sperava e chi era sicuro: di cambiare subito in meglio. Vedi aspettative immediate di un assegnino di sostentamento garantito. Comunque si pensi, la strada della ripresa sarà lunga e con varie insidie. I ponti che saltano sono la concreta metafora del cammino con trabocchetti. Non va così in modo uniforme. Qui da noi, parlo di Bologna e vasti dintorni, sarebbe esagerato dire che siamo sazi e disperati. Per mettersi a tavola alcuni debbono trovare
tranquillamente in casa propria). Non riteniamo giusto sollevare un caso sul «divieto di chiacchiera» e sugli ostacoli alla «diffusione della cultura» come si legge sui social.
Il sindaco Merola, come suo stile, annuncia l’ ennesima giravolta: «Trenta milioni per lo stadio Dall’Ara li mettiano una mensa amica. Però molti altri eccedono in calorie. Non è solo la pancia vuota a diffondere il male che si chiama disperazione. Ci sono malesseri più subdoli, tu chiamali se vuoi depressione, che esplodono quando il conto in banca trabocca. Il bene davvero prezioso è la tranquillità, una condizione esistenziale che si raggiunge se il fiume della vita scorre con buona corrente lenta e continua, senza picchi violenti e improvvise rapide. Ciò che manca in questo momento in città e, come rileva lei caro Franco, non solo in spiaggia.
Sono troppi i rimbalzi d’umore provocati dalla politica, che spingono contro la roccia, che innescano i mulinelli. Colpa del continuo capovolgimento delle condizioni meteo politiche. Non ogni giorno ma ogni ora ci bombarda un vortice di contraddizioni: le pensioni tagliate prima sì e poi no, oppure sì e no allo stesso tempo, il pil tipo sismografo, il lavoro che cresce ma non è detto, l’overdose di fake news, persino il girotondo tra ora solare e legale. Come si fa a vivere senza paura quando i tweet la seminano e perfino degli uomini di fede mostrano di averne poca?
Più dei ponti vacillano i punti fermi. Se sole e mare non hanno svolto una funzione terapeutica, non ci resta che sperare nel post vacanze. È ora che la politica ansiogena vada in ferie.
I nostri soldi
Altri suggerimenti
noi!». Già, proprio noi, non lui. Possibile che il Comune di Bologna debba versare una sorta di obolo ad uno degli uomini più ricchi di America e al suo business?
È un grande imprenditore e va aiutato, ha detto il primo cittadino. Non è che piuttosto si tratti di una manovra di ripiego per ingraziarsi una fetta di elettorato? In effetti, come egli stesso ha ammesso, la situazione stava per «incasinarsi» e il movimento contrario al progetto dei Prati di Caprara rischiava di diventare «di massa», che è il terrore dei nostri amministratori. Diversa è la situazione del Passante di Mezzo, nella quale i Comitati di cittadini a suo dire (e a torto) non destano numericamente preoccupazione e quando rinnovano istanze decennali per migliorare ambiente, salute e monitoraggio dell’ inquinamento viene loro risposto: «il Comune non ha i soldi, ci vuole Autostrade».
Parlando, con il Corriere l’ex presidente Gazzoni Frascara invitava chi si oppone all’idea di mettere trenta milioni di soldi pubblici nel restyling del Dall’Ara ad indicare come investirebbe quella non trascurabile somma. Gli obbiettivi di interesse collettivo che meriterebbero un intervento prioritario sono più d’uno.
Ne elenco alcuni: Messa in sicurezza e manutenzione delle scuole e di tutti gli edifici pubblici di pertinenza del Comune; riduzione progressiva all’inquinamento dell’aria; sostituzione di tutti i mezzi di trasporto (inclusi quelli del Comune e della Polizia municipale) con veicoli elettrici o a metano; creazione di una rete effettiva di piste ciclabili (sull’esempio di città come Vienna e Copenaghen) ;creazione di case per ospitare i tanti studenti universitari che non trovano più alloggi adeguati in città; miglioramento dell’assistenza alle persone sole e in povertà.
Il problema dello stadio, inoltre, non sta nella struttura che può essere agevolmente resa più funzionale ed esteticamente più gradevole ma nella sua collocazione in un’area densamente abitata