Calda stagione del cinema grazie a pellicole d’autore
Da «Roma» di Cuaròn» all’inedito di Orson Welles, i grandi film in arrivo
Il giorno dopo l’annuncio del ricco palmarès della Mostra del Cinema di Venezia, e poco dopo l’attesa riapertura delle sale cinematografiche cittadine, anche il cinefilo bolognese può ricominciare a respirare. A causa della consueta sfiducia dei distributori verso i film distribuiti d’estate, infatti, il luglioagosto per gli esercenti e gli spettatori è stato deprimente. Per fortuna che arene estive e piazze hanno tappato il buco emotivo e culturale. Ora, però, il noto problema stagionale è alle spalle.
Per fortuna, non solo Bologna continua a essere una città dove la maggior parte dei titoli trova un’uscita ma anche un posto nel quale il cinema d’autore e alternativo moltiplica i luoghi di visione: ai ben conosciuti schermi della Cineteca e del Circuito Cinema (Odeon, Rialto, Roma), si sono da qualche anno affiancati le attività imperdibili di Galliera e Orione, quest’ultimo poi ormai baluardo cinefilo radicale, dove i film orfani — quelli che non sfociano nelle sale principali — trovano ospitalità (oggi, per esempio, La fidèle, piccolo grande cinema francese tra noir e dramma). Nelle prossime settimane, poi, proprio i film da Venezia faranno la parte del leone, alcuni per di più distribuiti da forze nostrane. Il nuovo sforzo del documentarista indipendente Roberto Minervini sarà infatti promosso dalla Cineteca di Bologna, e il bellissimo Non Fiction – Doubles Vies di Olivier Assayas dalla I Wonder. Inoltre, sarà un anno decisivo per vedere come si staha bilizzeranno (se si stabilizzeranno) i rapporti tra cinema in sala e piattaforme web. Proprio il festival di Venezia ha mostrato quanto Netflix può fare per il cinema, a patto di permetterne una distribuzione. Per il poco che chi scrive capito degli spettatori, sarebbe vincente da parte di Netflix non opporsi all’uscita in sala dei suoi titoli, poiché i due pubblici (streaming e grande schermo) non sono sempre sovrapposti e le singole opere acquisirebbero un maggior carisma culturale.
Sia il molto amato Roma di Alfonso Cuaròn, sia Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, sul caso Cucchi, dovrebbero uscire su grande schermo (il secondo tra pochi giorni), e se lo meritano sicuramente, per valori stilistici e tensione civica. Non parliamo poi di The other side of the wind, inedito postumo di Orson Welles, un capolavoro destrutturato, palpitante e free jazz di cui parleremo per decenni.
In arrivo anche Un affare di famiglia, Palma d’Oro al festival di Cannes a maggio scorso. Si tratta di un film davvero straordinario per nitore e forza narrativa, dove una vicenda apparentemente lineare di povertà e sofferenza quotidiana subisce una torsione che interroga le aspettative e le architetture morali dello spettatore. Il regista, il giapponese Hirokazu Kore’eda, sta diventando un vero maestro contemporaneo, purtroppo poco conosciuto in Italia, dove i suoi film sono usciti frettolosamente e nemmeno tutti.
Ad autunno inoltrato, poi, usciranno molti altri titoli, forse troppi per poter essere visti e apprezzati con la dovuta calma. Anche questo è un problema che coinvolge tutto il sistema cinematografico. Eppure, la quantità di film realizzati, l’incessante attività di sale e associazioni culturali, la moltiplicazione dei festival (Roma, Torino, il nostro Gender Bender, per rimanere a ottobre e novembre) dimostra quanto meno la vitalità incontenibile della cultura cinematografica. Il cinema sarà anche in crisi, ma a vedere la passione che suscita non sembrerebbe proprio.