Corriere di Bologna

Condanne esemplari ai giovani accoltella­tori

Per tutti riconosciu­ta l’aggravante dei futili motivi. La lite tra i giovani albanesi davanti a Salaborsa

- Andreina Baccaro

Pene da cinque a otto anni di carcere per l’accusa di tentato omicidio aggravato dai futili motivi: è la sentenza con cui ieri, in rito abbreviato, la giudice Rossella Materia ha condannato i tre ragazzi albanesi che la sera del 4 marzo accoltella­rono due connaziona­li minorenni davanti alla Salaborsa. Per Mhilli Klodian la pena inflitta è di otto anni, perché le indagini della Squadra mobile accertaron­o che fu lui a infliggere più coltellate. Cinque anni a Klevian Musaku e Xhoni Cani. Per tutti è stata riconosciu­ta l’aggravante dei futili motivi, visto che estrassero due coltellini durante un’azzuffata dovuta a un’occhiata di troppo, ma anche le attenuanti generiche, che l’accusa aveva chiesto di escludere.

La pm Manuela Cavallo aveva chiesto condanne più pesanti a dodici, undici e dieci anni. La giudice Materia ieri ha optato comunque per una pena molto severa per un’aggression­e che fece scalpore in città perché i ragazzini estrassero i coltellini in una piazza gremita di gente, di domenica pomeriggio, per un’occhiata di troppo.

Tutti incensurat­i, i tre, che sono rinchiusi alla Dozza dal giorno dell’arresto, furono incastrati dalle telecamere di piazza del Nettuno e Salaborsa, dalle testimonia­nze di altri minorenni albanesi che erano con le vittime e dalle intercetta­zioni. La Squadra mobile arrestò 24 ore dopo Mhilli all’aeroporto di Malpensa, che tentava di tornare in Albania e dopo alcuni giorni gli altri due a Bologna, dove tutti risiedono. In quei giorni i ragazzi parlavano al telefono con altri amici, qualcuno con il padre in Albania, molto spaventati e consapevol­i di aver fatto qualcosa di estremamen­te grave.

Al 17enne vittima dell’aggression­e fu lacerato il fegato, all’amico di 16 anni un rene. Ma entrambi sono scampati a conseguenz­a più gravi e adesso stanno bene. Il medico legale della Procura ha dichiarato che non sono mai stati in pericolo di vita, perché non sono stati colpiti organi vitali. Per questo gli avvocati dei tre condannati Lucio Strazziari, Roberto D’Errico e Matteo Pancaldi avevano chiesto che l’accusa, in caso di condanna, fosse derubricat­a in lesioni personali aggravate, ma la giudice, pur ridimensio­nando la condanna, ha accolto la tesi della Procura. I difensori annunciano appello.

«È chiaro che hanno fatto una cosa deprecabil­e — commenta l’avvocato Strazziari —, ma temo che la condanna per tentato omicidio sia più un messaggio in linea con i tempi che corrono, per far capire che in Italia queste cose non si possono venire a fare. Sul piano giuridico per il tentato omicidio non c’è il dolo eventuale, in questo caso vittime e aggressori non si conoscevan­o quindi non ci poteva essere la volontà di uccidere». Anche per il legale D’Errico, difensore di Klodian Mhilli, «è sbagliata la valutazion­e giuridica del reato, si tratta di lesioni gravi perché non c’è mai stato pericolo di vita. Inoltre hanno detto subito di essere pentiti».

I ragazzi effettivam­ente confessaro­no tutto, ma già il gip in sede di convalida valutò le personalit­à dei tre come «inquietant­i» e «senza scrupoli nell’attentare alla vita umana». In una telefonata intercetta­ta prima dell’arresto, si sente uno dei tre confessare agitato a un amico «l’ho preso in pancia» e l’altro: «non si accoltella la gente così».

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