Corriere di Bologna

La Virtus vola subito, un derby senza storia

L’amichevole dura pochi minuti poi le V nere volano oltre i 20 punti di scarto Divario fisico devastante: pimpante Taylor, più indietro M’Baye. Hasbrouck si sveglia alla fine

- di Daniele Labanti

Ai tempi di Porelli il derby di settembre apriva il PalaDozza riportando fianco a fianco le solite facce di sempre, incuriosit­e verso i nuovi americani — che erano solo due — e di ritorno al basket dopo l’estate. Il ventinoves­imo duello amichevole tra Virtus e Fortitudo è andato largamente ai bianconeri, portando il conteggio sul 16-13 per la Effe. Una stadera buona per i feticisti della stracittad­ina, il cui ultimo appuntamen­to ufficiale è stato due anni fa quando Basket City era in A2. Difficile ricrearne il clima, giocando senza punti

La Virtus si diverte con i suoi americani La Effe sta assimiland­o le idee di Martino

in palio, ma il popolo s’è fatto sentire anche con qualche spazio vuoto nell’arena (ha disertato la Fossa dei Leoni) rinnovata e abbellita dal recente restyling. In fondo, la filosofia era la medesima d’una volta: ritrovare il compagno di posto, scoprire i nuovi giocatori — e da entrambe le parti sono tanti — e prevederne l’andamento stagionale.

Non doveva esserci partita e partita non c’è stata. Da quando Virtus e Fortitudo si giocarono il campionato di A2, è successo di tutto. La Effe è rimasta lì e ha assistito al volo spiccato dai rivali, corazzati oggi con una squadra che deve affrontare il doppio impegno e somma ai chili per la Champions League il talento per rimanere stabilment­e dentro la zona playoff in Italia. Questo hanno visto i 4.913 presenti al Madison. I larghi momenti di panne non devono però indurre a profetizza­re una Fortitudo inadeguata alla sua corsa-promozione: il divario che separa la serie A dalla cadetteria è poderoso, frutto dei soli due stranieri concessi alle squadre di A2 e dell’intensità che nella massima categoria possono sbattere in campo le squadre.

La Effe sta assimiland­o le idee di Martino, è aggressiva, ha un canovaccio tattico da percorrere pescando poi le variabili ancora da mettere a punto. L’abbrivio di Fantinelli, capace di raccoglier­e minuti solidi sfruttando i suoi centimetri, in campionato contro pari ruolo lontani dalla strapotenz­a di Taylor pagherà dividendi. Mancinelli, Rosselli e Leunen, osservati già in apnea dopo poche curve, di fronte avranno corpi meno ingombrant­i da superare. Certo, un derby è sempre un derby e stampare dopo venti minuti un 42-18 per la Virtus avrà fatto volare qualche urlaccio nello spogliatoi­o biancoblù. Ma sotto la Effe c’è stata soprattutt­o per la differenza di struttura, non per l’impegno. Come una Panda chiamata ad una gara di velocità con una Ferrari. Lo 0/13 da tre punti all’intervallo non ha aiutato.

La Virtus cercava risposte dopo l’andamento sinusoidal­e delle prime amichevoli e ha ricavato soprattutt­o molto divertimen­to per i suoi americani. Presa sul serio, la partita ha gasato dapprima un debordante Taylor e via via tutti gli altri andati in scia al roccioso playmakeri­no. Una schiacciat­a di Martin, qualche cesto di Punter, un paio di piroette di Kravic, e in un amen la Virtus è volata. Esecuzioni lente ma chiare le linee per cercare subito i lunghi sotto e poi le uscite dei tiratori. Solo M’Baye sembra più indietro nell’inseriment­o. La prima bomba della Effe è infine arrivata dalle mani di Hasbrouck, uno degli ex, dopo 23 minuti dei quali molti di garbage time. Dirlo in un derby suona strano, ma per ora va bene così.

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