La Virtus vola subito, un derby senza storia
L’amichevole dura pochi minuti poi le V nere volano oltre i 20 punti di scarto Divario fisico devastante: pimpante Taylor, più indietro M’Baye. Hasbrouck si sveglia alla fine
Ai tempi di Porelli il derby di settembre apriva il PalaDozza riportando fianco a fianco le solite facce di sempre, incuriosite verso i nuovi americani — che erano solo due — e di ritorno al basket dopo l’estate. Il ventinovesimo duello amichevole tra Virtus e Fortitudo è andato largamente ai bianconeri, portando il conteggio sul 16-13 per la Effe. Una stadera buona per i feticisti della stracittadina, il cui ultimo appuntamento ufficiale è stato due anni fa quando Basket City era in A2. Difficile ricrearne il clima, giocando senza punti
La Virtus si diverte con i suoi americani La Effe sta assimilando le idee di Martino
in palio, ma il popolo s’è fatto sentire anche con qualche spazio vuoto nell’arena (ha disertato la Fossa dei Leoni) rinnovata e abbellita dal recente restyling. In fondo, la filosofia era la medesima d’una volta: ritrovare il compagno di posto, scoprire i nuovi giocatori — e da entrambe le parti sono tanti — e prevederne l’andamento stagionale.
Non doveva esserci partita e partita non c’è stata. Da quando Virtus e Fortitudo si giocarono il campionato di A2, è successo di tutto. La Effe è rimasta lì e ha assistito al volo spiccato dai rivali, corazzati oggi con una squadra che deve affrontare il doppio impegno e somma ai chili per la Champions League il talento per rimanere stabilmente dentro la zona playoff in Italia. Questo hanno visto i 4.913 presenti al Madison. I larghi momenti di panne non devono però indurre a profetizzare una Fortitudo inadeguata alla sua corsa-promozione: il divario che separa la serie A dalla cadetteria è poderoso, frutto dei soli due stranieri concessi alle squadre di A2 e dell’intensità che nella massima categoria possono sbattere in campo le squadre.
La Effe sta assimilando le idee di Martino, è aggressiva, ha un canovaccio tattico da percorrere pescando poi le variabili ancora da mettere a punto. L’abbrivio di Fantinelli, capace di raccogliere minuti solidi sfruttando i suoi centimetri, in campionato contro pari ruolo lontani dalla strapotenza di Taylor pagherà dividendi. Mancinelli, Rosselli e Leunen, osservati già in apnea dopo poche curve, di fronte avranno corpi meno ingombranti da superare. Certo, un derby è sempre un derby e stampare dopo venti minuti un 42-18 per la Virtus avrà fatto volare qualche urlaccio nello spogliatoio biancoblù. Ma sotto la Effe c’è stata soprattutto per la differenza di struttura, non per l’impegno. Come una Panda chiamata ad una gara di velocità con una Ferrari. Lo 0/13 da tre punti all’intervallo non ha aiutato.
La Virtus cercava risposte dopo l’andamento sinusoidale delle prime amichevoli e ha ricavato soprattutto molto divertimento per i suoi americani. Presa sul serio, la partita ha gasato dapprima un debordante Taylor e via via tutti gli altri andati in scia al roccioso playmakerino. Una schiacciata di Martin, qualche cesto di Punter, un paio di piroette di Kravic, e in un amen la Virtus è volata. Esecuzioni lente ma chiare le linee per cercare subito i lunghi sotto e poi le uscite dei tiratori. Solo M’Baye sembra più indietro nell’inserimento. La prima bomba della Effe è infine arrivata dalle mani di Hasbrouck, uno degli ex, dopo 23 minuti dei quali molti di garbage time. Dirlo in un derby suona strano, ma per ora va bene così.