«Ma la vera impresa non sfrutta»
Marchesini: «Chiediamo strumenti, non imposizioni»
” Tanti non riescono ad avere le risorse formare prima e poi assumere
«La vera impresa, fatta bene, non vuole lo sfruttamento, anzi lo ritiene negativo». Valentina Marchesini, direttore risorse umane della Marchesini Group analizza i dati sull’occupazione in Emilia-Romagna e spiega quali sono le preoccupazioni legate all’introduzione del decreto dignità del ministro Luigi Di Maio.
I contratti a tempo indeterminato crollano e una piccolissima parte si trasforma da determinato a un rapporto più stabile.
«Credo sia necessario fare la differenza tra grandi impresi e le medio-piccole. E un’altra classificazione riguarda il settore manufatturiero dagli altri. Perché chi ha bisogno di figure altamente specializzate non è portato a voler cambiare continuamente i suoi collaboratori».
Da questo punto di vista cosa vi preoccupa del decreto Dignità, già largamente bocciato da Confindustria?
«Chi fa impresa chiede strumenti e non imposizioni. Il decreto Dignità per come è formulato rappresenta un’imposizione. Aver diminuito il margine per tenere con contratti a tempo determinato un lavoratore non è positivo. Non si tratta di voler prolungare la precarietà ma di riuscire a formare nel modo migliore qualcuno, renderlo indispensabile e poterlo infine stabilizzare nella propria azienda. Noi per esempio siamo sempre stati orgogliosi del turn over che facciamo nella nostra azienda».
Qualis ono gli ostacoli principali che gli imprenditori devono affrontare per poter creare «buona» occupazione?
«Tornando alla differenza che facevo all’inzio, tanti piccoli e medi imprenditori spesso non riescono ad avere le risorse necessarie per completare le due fasi, formazione e poi assunzione. E l’Emilia, come l’Italia, ha una maggioranza di realtà di quel tipo. I pesi sono molti».
Per esempio?
«Ne cito due. Innanzitutto la pressione fiscale. Come sappiamo bene siamo tra i Paese in Europa con le tasse più alte. Speriamo che quindi il governo dia seguito alla promessa di abbattere il cuneo fiscale. Un’altra difficoltà è rappresentata dalla continua incertezza, e non mi riferisco alla crisi economica ma al “sistema Italia”. Come si fa a programmare un investimento se le regole cambiano continuamente?