Il padre del killer al 112: «È stato mio figlio»
La Procura dei minori contesta l’aggravante dei futili motivi. In campo anche l’ipotesi della premeditazione Ha trovato il corpo nel pozzetto davanti a casa. L’arrestato: «Giuseppe mi ha minacciato con un coltello»
«Si è presentato con un coltello, ho avuto paura, ho preso la pistola di mio padre e gli ho sparato». È questa la versione del 16enne fermato per l’omicidio di Giuseppe, suo coetaneo. È stato proprio il padre del fermato a trovare il corpo del giovane nel pozzo del cortile di casa. Poi ha chiamato i carabinieri: «Venite è qui», ha detto agli investigatori.
«Si è presentato lunedì a casa mia, ha dato un calcio al cancello ed è entrato in cortile: stringeva in mano un coltello, io ero alla finestra. Mi diceva di scendere ma non volevo, poi però ho temuto che volesse fare del male ai cani. Così ho preso la pistola di mio padre e sono sceso. Lui mi ha detto “non mi fai paura” e io ho sparato. Poi ho messo il corpo nel pozzetto, ho nascosto il motorino, gettato il coltello e rimesso la pistola di mio padre al suo posto inserendo i bossoli mancanti. Infine sono andato a lavorare». Sono le 19 di martedì quando davanti ai carabinieri, al procuratore per i minorenni Silvia Marzocchi e alla pm Alessandra Serra, il 16enne poi fermato per l’omicidio del coetaneo Giuseppe Balboni confessa tra le lacrime l’orrore che si è tenuto dentro per otto giorni. «Giuseppe mi minacciava, in paese andava in giro a dire che mi avrebbe menato, avevo paura», ha detto poco prima che nei suoi confronti venisse emesso un decreto di fermo per omicidio volontario.
Un’accusa pesantissima, ora corredata dalle aggravanti dei futili motivi e dell’occultamento di cadavere. Nell’atto in cui si avvisano le parti per l’autopsia (eseguita ieri) è contestata anche la premeditazione, per essersi procurato la pistola del padre (che verrà denunciato per l’omessa custodia). Non è detto però che l’aggravante sarà confermata nella convalida del fermo che si terrà oggi. Dall’autopsia è emerso che Giuseppe è stato raggiunto da due colpi al volto, letali, che l’hanno ucciso subito.
Quella affidata agli inquirenti è naturalmente solo la verità di un ragazzino di 16 anni schiacciato da un’accusa pesantissima, una versione rispetto alla quale si stanno cercando riscontri. Ieri i carabinieri hanno setacciato con i cani i boschi intorno alla villetta dove si è consumato il delitto. Cercavano il coltello, che finora però non è stato trovato. Ammesso che esista davvero. Anche il telefono della vittima manca all’appello, mentre è stato trovato lo zaino che aveva con sé Giuseppe: l’assassino reo confesso lo ha custodito nell’armadio di casa fino al ritrovamento del corpo del sedicenne.
Gli investigatori stanno continuando a scavare per definire il movente che al momento ha ancora contorni poco chiari. L’arrestato ha parlato di litigi, vecchi dissapori per via di piccole bugie che
La lama e il movente
I carabinieri la stanno cercando nei boschi, tra le ipotesi piccoli debiti per la marijuana
La premeditazione
È un’ipotesi in campo ma non è detto che venga contestata nella convalida del fermo
avrebbero messo in difficoltà Giuseppe con la famiglia. Sullo sfondo anche l’ipotesi di debiti, pochi spicci, legati a piccoli episodi di spaccio o scambio di marijuana tra i due. Uno scenario tutto da dimostrare. Quel che è certo è che, come la famiglia della vittima ha detto ai carabinieri modenesi fin dal giorno della denuncia di scomparsa, formalizzata martedì 18 settembre, è che Giuseppe aveva detto loro che quella mattina sarebbe andato proprio dall’amico 16enne. Tanto che non vedendolo rientrare, i genitori lo chiamarono ma lui negò d’averlo visto, salvo poi cambiare versione quando gli venne fatto presente che risultava una chiamata tra i due la mattina stessa. «Sì, ma non è più venuto», ha detto poi.
Le ricerche sul fronte modenese non sono partite subite, inizialmente la convinzione degli inquirenti era che Giuseppe si fosse allontanato volontariamente. L’amico 16enne fu sentito una prima volta a metà settimana, ma negò d’averlo visto. Poi, sabato, quando ormai era stato trovato lo scooter abbandonato di Giuseppe, è stato convocato in caserma con altri amici dello scomparso. Anche in quell’occasione ha mantenuto la stessa versione. La domenica poi è stato ritrovato il portafogli di Giuseppe e la notizia della sua scomparsa ha iniziato a girare in televisione. Nella puntata di Chi l’ha visto hanno raccontato il caso e le ricerche sul campo, allargate a pozzi e canali. È in quel momento che al padre del 16enne poi accusato del delitto si è affacciato un terribile presentimento. Così, martedì ha spostato il masso di marmo che copriva il vecchio pozzo e ha scoperto quello che fino a quel momento era solo un tarlo che cercava di allontanare. In quel budello c’era il corpo del povero Giuseppe. Il genitore ha guardato il figlio, che è scoppiato in lacrime, poi ha chiamato i carabinieri: «Venite, è qui».