Il Comune «sgrida» Coldiretti e difende la mensa
Le molle colorate, mister Cous Cous e il panino birichino: lo scontro con Palazzo D’accursio è servito. È bastato infatti che Coldiretti Emilia-Romagna lanciasse il suo vademecum per il pasto portato da casa da consumare a scuola a riaccendere la polemica sul valore del servizio della mensa scolastica. Le molle colorate, mister Cous Cous e il panino birichino sono infatti alcuni dei pranzi al sacco che Coldiretti, dopo la sentenza di Torino che ha dato il via libera al «panino», suggerisce a chi sceglie di consumare cibo preparato a casa. Il vademecum spiega in 8 punti quali sono i comportamenti alimentari corretti del pranzo al sacco: dalla freschezza degli alimenti, possibilmente del territorio, al giusto apporto calorico, dall’uso di contenitori termici per le stagioni fredde all’attenzione alle porzioni. Tutto qui? Non proprio, infatti nel comunicato del lancio del vademecum Coldiretti afferma che la sentenza che ha «liberalizzato il panino a scuola»: «È un provvedimento importante anche perché secondo un’indagine Coldiretti/Ixè più di un italiano su 4 ritiene scarsa la qualità del cibo offerto nelle mense scolastiche». Posizione che ha provocato la reazione dell’assessore alla scuola e vicesindaco Marilena Pillati che, «stupita dalla scelta di Coldiretti», affida a Facebook la sua difesa dello strumento della mensa che definisce oltre ad un investimento per la salute «Una grande conquista in termini di equità, perché un pasto uguale per tutti, oltre che sano e salutare da un punto di vista nutrizionale, a prescindere dalle condizioni socioeconomiche della famiglia, ha un elevato valore sul piano dell’inclusione sociale. Non si tratta solo quindi di mangiare insieme, ma di mangiare insieme lo stesso pasto». Infine Pillati lancia un appello alla confederazione dei coltivatori: «Utilizzate i vostri saperi e le vostre risorse per supportare i comuni del territorio nella costruzione di capitolati d’appalto che, come già accade a Bologna, privilegino i prodotti locali, a km zero, biologici, Dop, Igp e a lotta integrata e che prevedano progetti di educazione alimentare. Perché nella scuola delle pari opportunità serve una refezione scolastica di qualità per tutti».