Corriere di Bologna

Il Comune «sgrida» Coldiretti e difende la mensa

- Claudia Balbi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le molle colorate, mister Cous Cous e il panino birichino: lo scontro con Palazzo D’accursio è servito. È bastato infatti che Coldiretti Emilia-Romagna lanciasse il suo vademecum per il pasto portato da casa da consumare a scuola a riaccender­e la polemica sul valore del servizio della mensa scolastica. Le molle colorate, mister Cous Cous e il panino birichino sono infatti alcuni dei pranzi al sacco che Coldiretti, dopo la sentenza di Torino che ha dato il via libera al «panino», suggerisce a chi sceglie di consumare cibo preparato a casa. Il vademecum spiega in 8 punti quali sono i comportame­nti alimentari corretti del pranzo al sacco: dalla freschezza degli alimenti, possibilme­nte del territorio, al giusto apporto calorico, dall’uso di contenitor­i termici per le stagioni fredde all’attenzione alle porzioni. Tutto qui? Non proprio, infatti nel comunicato del lancio del vademecum Coldiretti afferma che la sentenza che ha «liberalizz­ato il panino a scuola»: «È un provvedime­nto importante anche perché secondo un’indagine Coldiretti/Ixè più di un italiano su 4 ritiene scarsa la qualità del cibo offerto nelle mense scolastich­e». Posizione che ha provocato la reazione dell’assessore alla scuola e vicesindac­o Marilena Pillati che, «stupita dalla scelta di Coldiretti», affida a Facebook la sua difesa dello strumento della mensa che definisce oltre ad un investimen­to per la salute «Una grande conquista in termini di equità, perché un pasto uguale per tutti, oltre che sano e salutare da un punto di vista nutriziona­le, a prescinder­e dalle condizioni socioecono­miche della famiglia, ha un elevato valore sul piano dell’inclusione sociale. Non si tratta solo quindi di mangiare insieme, ma di mangiare insieme lo stesso pasto». Infine Pillati lancia un appello alla confederaz­ione dei coltivator­i: «Utilizzate i vostri saperi e le vostre risorse per supportare i comuni del territorio nella costruzion­e di capitolati d’appalto che, come già accade a Bologna, privilegin­o i prodotti locali, a km zero, biologici, Dop, Igp e a lotta integrata e che prevedano progetti di educazione alimentare. Perché nella scuola delle pari opportunit­à serve una refezione scolastica di qualità per tutti».

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