Unibo tra le 200 migliori università del mondo Ma da Roma tagli ai fondi
L’Alma Mater entra nell’Olimpo delle migliori università del mondo. In un anno scala infatti quaranta posizioni e si attesa al 180esimo posto, quindi tra le prime 200 nella classifica stilata dalla rivista inglese Times Higher Education. «Anche se non ci si può basare unicamente sui ranking per valutare la qualità di un ateneo, si tratta di un risultato di cui siamo molto soddisfatti, perché ancora una volta dimostra che lo sforzo fatto in questi anni per rendere l’Alma Mater un punto di riferimento a livello internazionale viene riconosciuto e premiato», commenta il rettore Francesco Ubertini. Un’ottima notizia che si accompagna con una meno felice: nel riparto dei fondi il ministero non ha premiato l’Ateneo bolognese come ci si poteva aspettare per aver addirittura esteso la no tax area per gli studenti con Isee fino a 23 mila euro. Dal conto, infatti, mancano tra i 3 e i 4 milioni di euro. «Nelle prossime settimane, parlando di bilancio, faremo una riflessione», annuncia il rettore.
Dato che nel mondo esistono circa 26mila università, l’Alma Mater si conferma, secondo la classifica inglese, nell’1% dei migliori atenei a livello globale. «In particolare — spiega Ubertini — è molto positivo il risultato ottenuto nella dimensione complessiva della didattica per la quale siamo addirittura tra i primi 100 al mondo. Inoltre tra le prime 200 Bologna è l’università con il maggior numero di studenti». A svettare con Bologna ci sono due scuole di eccellenza come la Normale e la scuola Sant’Anna.
Dunque qualità dell’offerta formativa e internazionalizzazione hanno fatto la differenza in un punteggio complessivo che è passato da 50,6 a 54,7. Risultati buoni anche per la reputazione nel campo della ricerca scientifica (che sale da 80 a 82,7), per la valutazione complessiva dell’attività di ricerca (da 30,1 a 32,6) e per i risultati delle collaborazioni tra Ateneo e aziende (da 39,1 a 43,9). «Dopo aver raggiunto, lo scorso anno, la top 200 mondiale del ranking QS (che è la classifica stilata dall’inglese Quacquarelli Symonds, ndr), l’Università di Bologna è tra i migliori atenei al mondo anche secondo l’altrettanto prestigiosa classifica», chiosa ancora Ubertini.
Purtroppo però non c’è la stessa gioia nel commentare la recente assegnazione dei fondi da parte del ministero. «Rispetto all’anno scorso abbiamo perso tra i 3 e i 4 milioni tra quota base e quota premiale — chiarisce Ubertini —, ci aspettavamo un maggior contributo per l’applicazione della no tax area (13 mila euro di Isee a livello nazionale, a 23 mila per Bologna) che non è arrivato a causa dei criteri utilizzati per la quota premiale che avvantaggia chi migliora di più rispetto a chi ha raggiunto i risultati migliori. Ci sono coefficienti territoriali che amplificano le prestazioni dei atenei del centro e del sud». All’Alma Mater arrivano quindi poco più di 239 milioni come quota base, 97 milioni come quota premiale e 4,5 milioni per la no tax area. Un’inezia se si pensa che oltre 20 mila studenti non pagano un euro di tasse e altri 14 mila hanno uno sconto. Cosa comporta tutto ciò? «Le politiche per gli studenti messe in atto sono fondamentali per il nostro Ateneo — riconosce il rettore —, nelle prossime settimane vedremo come assorbire questo mancato finanziamento. Vedrò inoltre di agire localmente e a livello nazionale per capire che margini ci sono in futuro per politiche di investimento a medio e lungo termine. Oggi però godiamoci il risultato ottenuto a livello internazionale».