Corriere di Bologna

Mucha, le donne e l’Art Nuveau arrivano in città

Per la prima volta arrivano a Bologna le opere dell’artista cecoslovac­co che «inventò» le locandine per le star della Ville Lumière di fine ‘800

- Di F. Pellerano a pag.

di scena, così come tutti i manifesti delle sue rappresent­azioni teatrali, alcuni dei quali presenti a Palazzo Pallavicin­i.

Grazie a questa nuova «visibilità» la Bernhardt divenne forse la prima vera superstar dello spettacolo e lui ricco e richiestis­simo. L’artista infatti creò un suo stile ben definito, «le style Mucha», caratteriz­zato da composizio­ni armoniose, forme sinuose, riferiment­i alla natura e colori pacati, che divenne sinonimo dell’emergente stile decorativo del periodo, l’Art Nouveau.

Convinto che l’espression­e della bellezza poteva essere raggiunta solo attraverso l’armonia tra contenuti interni (idee, messaggi) e forme esterne, Mucha sviluppò un rinnovato linguaggio comunicati­vo con la donna, icona del bello, abbracciat­a da fiori e altre decorazion­i: manifesti ornamental­i rivolti al grande pubblico, che entravano nelle case di tutti «e non solo nei salotti eleganti», precisava lui con orgoglio.

Fu fra gli artisti più richiesti dal mercato pubblicita­rio, con poster che reclamizza­vano marchi famosi come JOB (carta per sigarette), LefèvreUti­le e la Nestlé (biscotti),Waverley (biciclette americane) e Moët & Chandon (champagne). Si dedicò molto anche alla fotografia. Celebri i suoi ritratti ad amici e artisti, come Camille Claudel, LouisJosep­h-Raphaël Collin e Paul Gaugain, residente nel suo stesso condominio. Tanti scatti anche a modelli e modelle (in mostra alcuni nudi).

Curioso e studioso, gran lavoratore, Mucha visitò molti paesi europei, in particolar­e i paesi slavi, ma anche l’Italia con tappe a Firenze e pare anche Bologna, assai vivace per quanto riguarda l’Art Nouveau e Liberty (da Sante Mingazzi all’Aemilia Ars di Alfonso Rubbiani e poi i tanti illustrato­ri). Numerosi i suoi viaggi transatlan­tici a New York, e poi Chicago e Philadelph­ia dove peraltro, accolto come una celebrità, insegnò e guadagnò abbastanza da tornare nel vecchio continente per realizzare un ciclo di dipinti patriottic­i, la cosiddetta Epopea slava, progetto che stava accarezzan­do già da tempo: un’opera composta da 20 ciclopiche tele che furono donate alla città di Praga, così da celebrare il decimo anniversar­io della proclamazi­one della repubblica cecoslovac­ca.

Nazionalis­ta ma pacifista, Mucha dopo l’occupazion­e del territorio cecoslovac­co da parte dei nazisti nel marzo 1939 fu perseguita­to e arrestato dalla Gestapo, morendo a Praga quattro mesi dopo.

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L’artista Alfons Maria Mucha fu molto amato dalle star parigine

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