Il parroco agli amici di Giuseppe «Perdonatevi»
Il fratello: «Gente piccola ti ha strappato il sorriso
«Se amate veramente perdonatevi tra di voi ragazzi». Questo l’appello fatto ieri da don Luca ai centinaia di giovani arrivati per dare l’ultimo saluto a Giuseppe Balboni, ucciso da un coetaneo. Un appello voluto dai genitori della vittima. Ai funerali, nella chiesa di Castelletto, ha preso parola anche il fratello di Giuseppe: «Ti hanno strappato il sorriso».
«Se amate veramente perdonatevi tra di voi ragazzi. E non abbiate paura, abbiate il coraggio di aprire il vostro cuore e confrontarvi con gli adulti che vi vogliono bene, con i genitori, gli insegnanti, gli educatori, la Chiesa, abbiate il coraggio di fidarvi».
Con un accorato appello ai giovani, arrivati ieri a centinaia per dare l’ultimo saluto a Giuseppe Balboni, don Luca, il sacerdote di Ciano di Zocca che il 16enne l’aveva tenuto a battesimo, ha chiuso la sua lunga omelia funebre. Un appello voluto proprio dalla mamma e dal papà di Giuseppe: «Dobbiamo dire qualcosa a questi giovani, dobbiamo dargli una speranza», il loro pensiero affidato al parroco amico di famiglia in questi giorni in cui si è scoperto l’inimmaginabile: Giuseppe, quel figlio tanto amato e arrivato da lontano dieci anni fa, è stato ammazzato da un amico 16enne.
Ieri si sono tenuti i funerali nella chiesa di Sant’Apollinare di Castelletto, dove Giuseppe aveva sempre avuto amici e compagnia, nonostante la sua casa fosse in territorio di Zocca. Ma tra Ciano, dove abitava, e Castelletto, dove ha trovato la morte in casa dell’amico in via Tiola, c’è solo un fazzoletto di terra di pochi chilometri quadrati. Così come tra la chiesa di Sant’Apollinare dove ieri gli amici della vittima hanno liberato in cielo decine di palloncini bianchi per dirgli addio, e la casa del 16enne che l’ha ammazzato: un solo chilometro in linea d’aria, bastava girare un po’ lo sguardo lungo i campi che circondano la chiesa per intravedere la stradina che porta alla villetta dove Giuseppe ha trovato la morte. Una morte che, ha detto il fratello Raimondo dall’altare appena terminata la messa, «ti ha strappato via quel grande sorriso che avevi stampato sulla bocca, che usavi come arma contro il tuo passato difficile. Un sorriso troppo grande per gente piccola e senza sentimenti che ha deciso
” Don Luca Non abbiate paura, abbiate il coraggio di parlare con gli adulti che vi vogliono bene, genitori, insegnanti, chiesa
” Il volontario Noi di Giuseppe abbiamo visto la generosità d’animo, quando da volontario portava conforto ai ragazzi malati
Castelletto
La chiesa è a pochi chilometri dalla casa dove ha trovato la morte
di toglierti la vita». Giuseppe era nato in Ungheria ed era stato adottato all’età di sei anni insieme al fratello dalla famiglia Balboni. Una vita tranquilla, puntellata dalle consuete irrequietudini dell’adolescenza, stroncata ora nel peggiore dei modi. Ieri il sacerdote ha scelto il passo del Vangelo di Matteo che narra della morte di Gesù per la messa funebre. «Si fece buio su tutta la terra — ha recitato dall’altare — e all’improvviso anche per noi si sono spalancate le tenebre. Ma Gesù ha vinto la morte dando a noi la certezza che la giustizia e la vita alla fine trionfano».
In chiesa tanti ragazzi, il sindaco Daniele Ruscigno, i compagni dei Salesiani di Bologna, insieme a tutta la comunità di sacerdoti, dove Giuseppe aveva iniziato le scuole superiori che da quest’anno però avrebbe dovuto proseguire alle Aldini Valeriani. Lacrime e tanti abbracci dentro e fuori la Chiesa: un gruppo di amici ha steso una striscione con la scritta «Sarai sempre con noi». Altri amici hanno voluto ricordarlo dall’altare. Anche il presidente dell’associazione Amici di Beatrice, onlus di beneficenza fondata anche dalla famiglia del ragazzo e alla quale i genitori hanno chiesto di devolvere le donazioni in suo nome, ha preso la parola: «Forse non tutti conoscono questo lato di Giuseppe, ma con noi ha fatto tanto volontariato. Noi conosciamo la sua generosità d’animo, l’abbiamo vista quando ha portato conforto tra le corsie di ospedali tra i ragazzi malati, agli anziani e ai bambini in case famiglia. Spetta a noi adesso onorare il suo ricordo». Il sacerdote, infine, ha espresso parole dure contro «una società individualista che ammalia ma poi delude, che tradisce i sogni di chi si affaccia alla vita e giudica l’amore una debolezza». «Ma voi non abbiate paura» l’invito agli amici di Giuseppe.