Corriere di Bologna

IL VISIONARIO Gilliam al cinema

Il regista incontra il pubblico e parla del suo Don Chisciotte «Concluso solo grazie alla mia cocciutagg­ine: sono un mulo»

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Èarrivato ieri sera a Bologna, aspetto un po’ stropiccia­to e sandali ai piedi, nella sala gremita del cinema Lumière.

Il regista Terry Gilliam ha introdotto la proiezione di quel film, «L’uomo che uccise Don Chisciotte», che aveva vanamente inseguito per oltre un quarto di secolo. Eppure la maledizion­e che sembrava aver segnato la sua rilettura del «Don Chisciotte» di Cervantes, su cui esiste persino un documentar­io che racconta parte di queste sventure, «Lost in La Mancha», sembrava non poter essere spezzata. Tanto che all’ultimo Festival di Cannes, dove il film aveva esordito, Gilliam non c’era, colpito da un improvviso malore che lo aveva costretto al ricovero in un ospedale di Londra.

A pochi mesi di distanza, però, la tempra d’acciaio del settantase­ttenne regista, nato a Minneapoli­s ma inglese d’adozione, lo ha riportato ieri sera in quella Bologna dove, nel 2006, aveva presentato l’anteprima del suo film «Tideland». Con la battuta sempre pronta, spigliato e caustico davanti a un pubblico dove chi attendeva da 29 anni era fianco a fianco a giovani che Gilliam lo conoscono solo di fama per essere stato uno dei leggendari Monty Python.

Il direttore della Cineteca, Gian Luca Farinelli, lo ha presentato come «regista visionario, profetico, lisergico».

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